La Nato continua a sostenere l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, ma al tempo stesso cerca di evitare un coinvolgimento diretto in un conflitto militare con la Russia. E poiancora, si concentra nell’offrire supporto diplomatico e assistenza strategica al governo di Kyïv, al fine di trovare una soluzione pacifica alla crisi. Concetti, questi, espressi chiaramente ieri dal Segretario generale Jens Stoltenberg.
Al termine della riunione dei Ministri degli Esteri della Nato, ha comunque ribadito l’importanza di mobilitare e rendere strutturale il sostegno finanziario per la difesa dell’Ucraina, sottolineando che senza un maggiore appoggio esiste il rischio concreto che la Russia possa conquistare ulteriori territori. “Gli ucraini reclamano equipaggiamento, rifornimenti e armi, che noi forniamo. Ma questo non rende gli alleati della Nato parte del conflitto, ma sosteniamo Kyïv nel suo diritto all’autodifesa”, ha tenuto a precisare Stoltenberg che sempre ieri ha annunciato che la Nato ha espulso dal suo quartier generale a Bruxelles
del personale russo, coinvolto in attività di intelligence non diplomatiche.
Momento critico
Intanto direttamente da Kyïv ha parlato Andriy Yermak, il Capo di Gabinetto del presidente Zelensky: il suo è stato un vero e proprio appello per un’approvazione rapida del pacchetto di aiuti da parte degli Stati Uniti (60 miliardi di dollari): “Ogni giorno di ritardo ci sta costando delle vite e spero vivamente che venga approvato questo mese perché l’Ucraina si sta avvicinando a un momento critico”. Yermak ha avvertito che grandi operazioni di controffensiva da parte delle forze russe potrebbero iniziare entro la fine di maggio o l’inizio di giugno. Senza aiuti, la difesa del Paese non sarebbe più possibile.
Attenzione alla Cina
Alla riunione di Bruxelles ha preso parte anche il Segretario di Stato americano Antony Blinken che ha messo in guardia gli alleati europei; secondo quanto riportato dal quotidiano britannico ‘Financial Times’, ha spiegato ai suoi interlocutori dell’incremento del sostegno cinese al complesso militare-industriale russo, fornendo risorse che alimentano l’invasione dell’Ucraina e minacciano la sicurezza di altri Paesi: un’assistenza che si concentrerebbe principalmente sulla produzione russa di apparecchiature ottiche e propellenti, nonché sul settore spaziale.
Campo di battaglia
Dal punto di vista del conflitto, la situazione in Ucraina continua a essere tesa, con nuovi attacchi russi: Kharkiv, importante centro urbano della zona orientale del Paese, è stato nuovamente teatro di violenze, con bombe aeree guidate lanciate da aerei tattici che hanno colpito la città (4 morti e 12 feriti il bollettino), mentre i resoconti di un’esplosione a Zaporizhzhia, nel sud-est del paese, parlano di 3 decessi e 13 feriti.
Ma l’offensiva di Mosca ha colpito anche sei insediamenti nella regione di Sumy: nel mirino le comunità di Bilopillia, Krasnopillia, Velyka Pysarivka, Putyvl, Esman e Seredyna-Buda; almeno in questo caso non si hanno notizie di vittime.
Dall’altro lato il Ministero della Difesa russo ha reso noto di aver abbattuto 53 droni ucraini durante la notte di giovedì (44 nella sola regione di Rostov). Ma niente ha potuto fare all’aeroporto di Morozovsk, attaccato dal Servizio di sicurezza di Kyïv: il risultato finale parla di sei aerei militari russi distrutti e altri otto gravemente danneggiati e di circa 20 vittime.
Crocus City Hall
Continuano nel frattempo a Mosca le indagini in merito all’attacco terroristico al Crocus City Hall dello scorso 22 marzo. Secondo il Comitato investigativo russo sul telefono di uno degli accusati sono state scoperte fotografie di persone in mimetica con la bandiera dell’Ucraina. Come oramai risaputo, il Cremlino affida parte delle responsabilità di quanto accaduto proprio al governo di Kyïv, nonché agli Usa e al Cremlino. Per la cronaca, ieri è stato tratto in arresto l’undicesimo sospettato: si tratta di un uomo del Tagikistan.