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La velocità dell’Europa verde e i conti con la realtà

venerdì, 15 Marzo 2024
1 minuto di lettura

L’Ue vuol essere la prima della classe nel mondo per le politiche verdi. Si tratta di una visione entusiasmante. Ma la traduzione di quest’orizzonte ideale in programmi concreti lascia molto a desiderare. E non perchè la missione dei 27 sia poco ambiziosa, ma perché essa rischia di essere impraticabile o contraddittoria.

C’è in questa discrasia tra vision e mission una sorta di complesso di colpa: siamo stati per decenni grandi inquinatori ora dobbiamo farci perdonare e dobbiamo diventare verdi il prima possibile, costi quel che costi
Ma il senso del New Green Deal non era quello di fare prediche, di cospargersi la testa di cenere o di spazzare via il prima possibile vecchi modelli produttivi e di consumo. L’obiettivo della transizione ecologica era, e deve essere, la modernizzazione produttiva del Vecchio Continente per creare “aziende leader nei settori di punta dell’economia green. Finora di questi nuovi soggetti produttivi non c’è neanche l’ombra.

I casi più eclatanti sono quelli delle batterie per le auto elettriche e dei pannelli fotovoltaici. In questi due settori l’accelerazione impressa dall’Europa non ha creato nessun “campione” europeo ma ha solo rafforzato il quasi monopolio mondiale della Cina, Paese che esporta le tecnologie verdi ma non è molto interessato a diventare verde dall’oggi al domani.

Le politiche ambientali europee dovrebbero essere costruite non astrattamente da pur brillanti burocrati o docenti universitari ma attraverso un dialogo continuo con le forze produttive che devono poi realizzarle.

Altrimenti si continueranno a scrivere programmi che o si realizzeranno a vantaggio altrui oppure non potranno essere attuati nei tempi previsti. L’ultimo progetto, in ordine di tempo, di scarsa fattibilità è la Direttiva sulle case verdi. Un grande esperto di energia come Chicco Testa ha fatto, sul Foglio, due conti interessanti. Fra 5 anni (2030)dobbiamo ridurre del 16% i consumi di energia delle nostre case. Cifre alla mano, secondo Testa, si tratta 75TWh (terawattora). Col Superbonus 110 abbiamo risparmiato 12/13 TWh.

Quindi, conclude Testa, in meno di 7 anni dovremmo investire almeno cinque volte quanto abbiamo speso per il Superbonus 110, in pratica….80/90 miliardi l’anno. E dove li troviamo? Gli europarlamentari italiani che hanno votato ha votato a favore di questa Direttiva avevano fatto un po’ di conti?

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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