“Prendiamo atto delle risposte del Governo regionale a sostegno della zootecnia per far fronte alla mancanza di foraggio e di acqua prevedendo pure l’attivazione del servizio di protezione civile, ma gli interventi disposti per alleviare lo stato di disagio che vive il comparto agricolo in questa fase di debolezza strutturale e di mercato, non bastano. Serve un Piano straordinario”. Con questa nota, la governance di CIA Sicilia Orientale ribadisce la necessità di affrontare il dramma della siccità e della mancanza di acqua negli invasi, con una visione politica a lungo raggio, a difesa del territorio e della qualità dei prodotti. “Viviamo una delle peggiori annate agrarie e nonostante il lavoro serio e professionale svolto nei tavoli istituzionali, con l’ottenimento di liquidità finanziarie e l’accelerazione dei pagamenti spettanti, gli interventi tardivi sulle infrastrutture irrigue e la perdurante siccità non lasciano presagire soluzioni ottimali. Gravano sulle nostre spalle gravi responsabilità politiche, di una classe dirigente che con evidente miopia, ma anche con un approccio, spesso clientelare e di corto respiro, mirato a curare il proprio orticello, non ha puntato sulla programmazione degli interventi”, prosegue la nota.
Acqua piovana e acque reflue
“Gli invasi attuali sono coperti dai detriti e quello di Lentini, con i suoi limiti strutturali vistosi, può essere utilizzato parzialmente, e restiamo speranzosi che il piano suppletivo per il sollevamento delle acque possa, almeno, essere tempestivo. Per il resto, il nulla: non si riesce a conservare l’acqua piovana; non si riesce a ridurre lo spreco nella distribuzione che per ampie distese avviene a scorrimento; non si riesce ad utilizzare le acque reflue per fini irrigui, per non parlare della desalinizzazione delle acque marine”, sottolinea la nota.
Da Bruxelles segnali non rassicuranti
“Gli stessi segnali provenienti da Bruxelles, non sono per nulla rassicuranti, sembrano, piuttosto, il tentativo di dare una risposta parziale allo stato di disagio, senza affrontare le questioni vere sulla semplificazione delle procedure e la salvaguardia del reddito degli agricoltori attraverso misure che diano un senso alla PAC, nell’ambito della quale l’agricoltore sia il protagonista e non il problema”, si legge sempre nella nota. “Ci vuole un segnale forte e chiaro sul diritto alla reciprocità sulle regole negli accordi commerciali con i Paesi terzi. Non possiamo produrre attenendoci a protocolli stringenti, quando dall’Estero arriva di tutto: merce prodotta senza alcun rispetto delle regole e con l’utilizzo di prodotti di sintesi dannosi per la salute che noi abbiamo ridotto o addirittura abolito; merce che spesso, rifiutata da altri Paesi Europei, entra in Italia introducendo anche gravi fitopatie, già riscontrate negli agrumi; merce che in modo indiscriminato invade i nostri mercati, che fagocita i nostri prodotti e rende il prezzo poco remunerativo, come accade con le arance, se non addirittura nullo, come per i limoni, rimasti invenduti sulle piante. Sono del tutto disattese le clausole di salvaguardia per evitare che le importazioni creino destabilizzazioni nei mercati”, prosegue la nota.