Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature ha sollevato interrogativi significativi riguardo alle disparità nell’ammissione universitaria negli Stati Uniti, in particolare per gli studenti di origine asiatica meridionale. I risultati dello studio hanno evidenziato che questi studenti, pur avendo punteggi e meriti comparabili ai loro coetanei bianchi, affrontano maggiori difficoltà nell’ottenere l’ammissione alle università di élite del paese. Il rapporto ha esaminato i candidati asiatici americani e bianchi per l’ammissione alla Ivy League e ad altre istituzioni accademiche prestigiose, considerando voti, punteggi nei test e attività extrascolastiche. I dati raccolti hanno mostrato una disparità significativa nell’ammissione: gli asiatici americani avevano il 28% in meno di probabilità di essere ammessi rispetto ai candidati bianchi. Questa disparità era ancora più marcata per gli studenti di origine asiatica meridionale, con una probabilità inferiore del 49% rispetto ai candidati bianchi con meriti simili. Anche i candidati di origine asiatica orientale e sud-orientale avevano una probabilità inferiore del 17% di essere ammessi rispetto ai loro coetanei bianchi. Secondo Josh Grossman, Ph.D. della Stanford University, uno degli autori dello studio, un fattore significativo potrebbe essere rappresentato dalle ammissioni per eredità. Grossman ha sottolineato che gli studenti bianchi hanno sei volte più probabilità degli studenti di origine asiatica meridionale di beneficiare di uno status ereditario, e tre volte più probabilità degli studenti di origine asiatica orientale e sud-orientale.
Distribuzione geografica
Un altro fattore che potrebbe contribuire a questa disparità è la distribuzione geografica. Molte università danno priorità agli studenti provenienti da diverse regioni, e ciò potrebbe limitare inizialmente le domande provenienti da centri abitati dell’Asia meridionale come la California. “Potrebbe esserci un numero limitato di posti disponibili per gli studenti provenienti dalla California, poiché l’università desidera una distribuzione geografica equilibrata”, ha spiegato Grossman.