giovedì, 19 Dicembre, 2024
Cultura

Gospel, non solo Natale: insegna a pregare con gioia

Il Gospel, occorre ricordarlo, nasce dalle trame taglienti dei lavori forzati di esseri umani costretti in schiavitù, che intonavano canti, le cosiddette work songs, per esternare un indicibile dolore. Il contenuto religioso di questi canti divenne predominante, fino alla caratterizzazione, quando i predicatori venuti dall’Europa convertirono quegli uomini e quelle donne, tratti a forza dalle loro terre, al cristianesimo; anzi la profonda spiritualità e musicalità dei neri africani, trasportati come schiavi nelle piantagioni americane, fu il sostrato fondamentale per la nascita di questo genere di musica nera che, una volta abolita la schiavitù, varcò i confini dei campi di lavoro e si diffuse in tutta Europa, incontrando le tradizioni musicali di origine europea.

Fra tradizione e contaminazioni contemporanee, spiritualità e umanesimo, si è svolto a Roma il più grande festival di musica gospel in tutta Europa con i più prestigiosi ensemble provenienti dagli Stati Uniti d’America, per trascorrere il periodo natalizio accompagnati da suoni di pace e fratellanza. Tutti insieme, non credenti e credenti di qualsiasi confessione religiosa.

Giunto alla 24° edizione è tornato il Roma Gospel Festival, la rassegna prodotta da IMF Foundation in co-produzione con Fondazione Musica per Roma che si è svolto dal 21 al 31 dicembre in Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” con incursioni improvvise in alcune piazze del centro storico, realizzate grazie al sostegno del Municipio I di Roma Capitale.

Molti gli artisti che si sono alternati sui palchi dell’Auditorium, dallo strabiliante coro di Baltimora composto da 150 elementi guidati dal Reverendo Eric Waddel alla nuova e prorompente voce della comunità̀ nera di New York Kaylah Harvey, dai celeberrimi Harlem Gospel Choir al gospel intriso di sonorità urban-pop di Ty Morris, passando per le città di Tampa e Orlando con i Florida Inspirational Singers e di Norfolk, Virginia, con la formazione del reverendo Earl Bynum. Nove concerti e un workshop in dieci giorni per “una manifestazione musicale che non ha mai perso la propria magia e che si basa su un grande desiderio di partecipazione. Un solido punto di riferimento per gli appassionati e i curiosi di questa particolare forma di espressione musicale e spirituale” come affermato dal direttore artistico Mario Ciampà che ha aggiunto: “Che sia tradizionale o contemporaneo, rhythm&blues o pop, il gospel è diventato una forza che coinvolge tutti, in uno spirito di elevazione dell’anima verso la gioia dell’esistenza, la speranza in una vita migliore e il desiderio di pace tra gli uomini. Il mio consiglio è: lasciatevi andare, aprite il vostro cuore e fatevi trasportare da questa benefica ondata di energia spirituale.”

Tre sono state invece le repliche del concerto di Earl Bynum & The Mount Unity Choir, il 26, 27 e 28 dicembre ed è proprio questo il concerto che approfondirò, quale simbolico rappresentante del genere e del festival che ha condotto il pubblico dell’Auditorium Parco della Musica in un’atmosfera di pace e speranza del suo perdurare. Parte integrante della Mount Lebanon Baptist Church, vero epicentro della confessione battista in Virginia e realtà riconosciuta sul piano della formazione musicale, The Mount Unity Choir si presenta in un’inedita selezione di sette vocalist accompagnati da piano, tastiere e sezione ritmica, per una performance segnata da arrangiamenti jazz e vissuta come una vibrante preghiera appassionatamente partecipata.

Il gruppo è condotto da uno dei più attivi animatori della scena gospel americana, il produttore, autore e insegnante Earl Bynum. Questa è la formazione che ha dato vita ad un concerto di straordinaria energia e atmosfera: Earl Matthew Bynum Jr. (direzione, voce tenore solista), Tiffany Elliott e Alianna Smith (voci soprano), Cynthia Beckwith e Aisha Renee McCollum (voci contralto), Stephon Rodgers (voce tenore), Cedric Rouson (tastiere), Charity Zion Salom (basso), Simon Richardson (batteria). Earl Bynum e il suo coro hanno ottenuto moltissimi riconoscimenti internazionali tra cui il premio come Miglior Coro Church ai “Neighbourhood Awards” nel 2013, mentre a gennaio 2014 hanno vinto gli “Stellar Awards” come Miglior Coro Gospel Contemporaneo. Il grande lavoro svolto da Bynum e i tour tenuti in diverse nazioni fanno di lui un riferimento internazionale per un genere che ha saputo diffondere e riarrangiare in una commistione di tradizione e contemporaneità. In sala Sinopoli questo eccellente coro ha saputo creare un’alchimia perfetta proprio tra tradizione e sonorità seducenti e gioiose, con uno straordinario coinvolgimento di pubblico.

Non sono mancate suggestioni tipiche dei concerti all’aperto, con le luci dei cellulari del pubblico che hanno illuminato di ideali fiammelle la Sala Sinopoli. Particolarmente gradito è stato, ai miei occhi, il coinvolgimento del coro autoctono, frutto del laboratorio che Bynum ha tenuto in Auditorium nella settimana dei concerti, fino al gran finale in cui il Maestro e i grandi artisti del coro hanno cantato insieme ai migliori talenti del corso, offrendo loro vetrina ed emozioni e al pubblico un momento di grande spettacolo e generosità. Se ogni preghiera fosse capace di ricreare la stessa bellezza saremmo già in un mondo migliore.

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