Sono 1.313 i migranti che nello scorso anno hanno perso la vita o sono scomparsi al largo delle coste tunisine. Islem Ghaarbi, esperto di migrazione presso il Forum tunisino per i diritti sociali ed economici, ha dichiarato in una conferenza stampa che “si tratta di una cifra mai raggiunta in Tunisia”. Ghaarbi ha detto che almeno due terzi provenivano dall’Africa sub-sahariana. Ramadan Ben Amor, funzionario del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, ha aggiunto che questo numero rappresenta circa il 75% del numero dei morti o dei dispersi al largo delle coste di Italia, Libia e Malta.
Guerre e povertà
La Tunisia ha sostituito la Libia come principale punto di partenza del Nord Africa per le persone che fuggono dalla povertà e dai conflitti in altre parti dell’Africa e in tutto il Medio Oriente nella speranza di una vita migliore in Europa. E con il miglioramento del tempo da gennaio, è aumentato l’afflusso di migranti africani, compresi i tunisini, sulle imbarcazioni dirette verso l’Italia. Da metà gennaio sono circa cento i migranti morti o dispersi al largo delle coste tunisine. Lo scorso dicembre, l’Organizzazione mondiale contro la tortura ha pubblicato un rapporto in cui affermava che migranti e rifugiati in Tunisia si trovavano ad affrontare “violenza istituzionale quotidiana”, inclusi arresti arbitrari, spostamenti forzati ed espulsioni verso i confini con la Libia e l’Algeria. Il numero di partenze di migranti sub-sahariani dalla Tunisia, infine, è aumentato dopo che il presidente Kais Saied ha dichiarato lo scorso febbraio che “orde di migranti illegali” rappresentano una minaccia demografica per il Paese e il peggioramento dell’economia della Tunisia (la Banca Mondiale stima che la crescita sarà dell’1,2% nel 2023, mentre la disoccupazione è al 38%) ha spinto un numero maggiore di migranti tunisini a cercare opportunità per attraversare il Mediterraneo.