Poco dopo l’arrivo negli Stati Uniti dei tre militari uccisi una settimana fa in Giordania, il Presidente Biden ha dato l’ordine di rappresaglia. Nella notte tra venerdì e sabato sono stati colpiti 85 obiettivi in sette località in Siria e Iraq. Le bombe lanciate dai due bombardieri B1 hanno distrutto postazioni filo-iraniane e direttamente aree occupate dai Guardiani delle rivoluzione dell’Iran. L’Amministrazione americana ha comunque ribadito che non vuole la guerra, ma non accetterà attacchi e che, comunque, ci saranno altre incursioni “di risposta.” La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che si dovrebbe tenere già domani, mentre Teheran ha dichiarato che “gli attacchi militari statunitensi contro Iraq, Siria e Yemen garantiscono solo il raggiungimento degli obiettivi del regime israeliano.” Secondo il governo iracheno i bombardamenti di ritorsione hanno causato 16 morti oltre a 25 feriti, mentre in Siria sarebbero morte 23 persone. Ieri sia Damasco che Baghdad hanno ribadito la richiesta di ritiro delle forze americane dai rispettivi paesi. Gli Usa hanno annunciato di aver distrutto anche otto droni al largo dello Yemen e quattro a terra. Per Hamas l’attacco americano è stata “benzina sul fuoco.”
Israele distribuisce volantini
Più che fermarsi, la guerra sembra allargarsi. Anche Israele ha bombardato Rafah e Deir Al-Blah, due città a sud della Striscia. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto che le forze si sarebbero spinte fino a Rafah, al confine meridionale di Gaza, e così è stato. Le truppe israeliane che combattono nel nord hanno ucciso decine di miliziani di Hamas e distrutto un certo numero di lanciamissili. Mentre nel centro della Striscia l’esercito israeliano ha diffuso un volantino, intitolato “La realtà” dove si esorta gli abitanti a “svegliarsi” e rendersi conto che Hamas sfrutta la popolazione palestinese: “hanno bruciato i soldi della gente nei tunnel e nelle armi”, si sostiene, aggiungendo che “hanno distrutto tutto quello di buono, percuotendovi e torturandovi, abbandonando le vostre famiglie nelle strade mentre loro ci nascondono nei tunnel. Non restate in silenzio, il futuro è nelle vostre mani.”
Borrell: stati Ue pronti a riconoscere la Palestina
Sul fronte del possibile resta sempre l’obiettivo di un cessate il fuoco. Hamas chiede il rilascio di 150 prigionieri in cambio di ogni ostaggio israeliano, come parte di un accordo in quattro fasi tra il movimento integralista islamico palestinese e Israele. Come per farsi dire di “no” da Israele. Il Wall Street Journal, addirittura, riferisce che all’interno della leadership di Hamas c’è una profonda spaccatura: i leader che si trovano a Gaza vorrebbero accettare le condizioni sulle quali c’è accordo, mentre quelli in esilio chiedono di più, maggiori concessioni e il cessate il fuoco. Inoltre, il movimento integralista palestinese avrebbe chiesto il rilascio di 3mila prigionieri arrestati dopo il 7 ottobre, compresi quelli che sono stati nuovamente arrestati dopo essere stati rilasciati in un accordo precedente. Ritorna oggi il Segretario di Stato americano Antony Blinken in Medio Oriente, è il quinto viaggio. La missione prevede colloqui in Arabia Saudita, Qatar, Israele e Cisgiordania e, stando al programma, si concluderà mercoledì prossimo. Dall’Alto rappresentante europeo Josep Borrell arriva una dichiarazione eclatante: “alcuni Stati membri dell’Ue stanno pensando di riconoscere ufficialmente la Palestina”, ha detto in conferenza stampa al termine del Gymnich a Bruxelles. La soluzione a due Stati, ha aggiunto, “non cresce sugli alberi” se la si vuole perseguire, bisogna “lavorare” perché diventi realtà.
Papa Francesco scrive agli ebrei
Papa Francesco ha inviato una lettera “ai fratelli e sorelle ebrei in Israele.” “Abbraccio ciascuno di voi – ha scritto, tra l’altro, il Pontefice – e in particolare coloro che sono consumati dall’angoscia, dal dolore, dalla paura e anche dalla rabbia. Le parole sono così difficilida formulare di fronte a una tragedia come quella avvenuta negli ultimi mesi. Insieme a voi, piangiamo i morti, i feriti, i traumatizzati, supplicando Dio Padre di intervenire e porre fine alla guerra e all’odio, questi cicli incessanti che mettono in pericolo tutto il mondo. In modo speciale, preghiamo per il ritorno degli ostaggi,rallegrandoci per quelli che sono già tornati a casa, e pregando affinché tutti gli altri si uniscano presto a loro.” Il sabato londinese, invece, si chiuso con una nuova manifestazione filo-palestinese. Migliaia di persone si sono radunate nel centro di Londra per chiedere il cessate il fuoco a Gaza. I manifestanti si sono radunati davanti alla sede della Bbc, vicino a Oxford Circus. Come per le marce precedenti, centinaia di agenti di polizia sono stati schierati lungo il percorso. Mentre a Milano ci sono stati un corteo a difesa della Palestina e un presidio fuori dalla Rai. Il presidente dell’Associazione palestinesi in Italia, Mohammad Hannoun ha detto: “ogni sabato noi speriamo che sia l’ultimo corteo, perché ogni giorno di guerra in più significa ancora centinaia di morti e feriti, distruzione e sofferenza.”