“La filiera avicola italiana sta supportando l’alta domanda da parte delle famiglie, ma è fondamentale che si continui a produrre solo garantendo la piena applicazione delle misure preventive contro il Covid-19 all’interno dei luoghi di lavoro, non possiamo permettere che venga messa a rischio la salute dei lavoratori.
Invece le segnalazioni che stiamo ricevendo sono molto gravi. È il caso allora di valutare di ridurre la produzione, anziché continuare a produrre con ritmi serrati mettendo a repentaglio interi stabilimenti”.
A lanciare questo allarme, dalla pagina Facebook della Fai-Cisl, è il segretario generale Onofrio Rota.
“Le aziende avicole hanno un organizzazione del lavoro complessa, dove si lavora gomito a gomito e l’operato delle persone è ancora molto rilevante – continua il sindacalista – per questo l’attenzione da parte delle imprese del settore deve essere ancora maggiore. Il Protocollo contro il Covid-19 fissa in modo chiaro le linee guida per agevolare le imprese nell’adozione di misure che assicurino adeguati livelli di protezione.
Chiediamo dunque alle aziende, in particolare a Unaitalia, che rappresenta il 90% della filiera avicunicola, di provvedere immediatamente all’attuazione delle disposizioni di legge e delle raccomandazioni dei DPCM e del protocollo. Altrimenti saremo costretti, nostro malgrado, a intervenire anche con la segnalazione della criticità alle autorità di vigilanza competenti”.
“Il tessuto produttivo avicolo italiano – spiega il segretario – è costituito da una moltitudine di imprese agroalimentari fortemente integrate lungo la filiera. A monte, operano oltre 18.000 allevamenti che impiegano 38.000 addetti, della quale il 68% riferibile alla produzione di carni e il 32% alle uova. Operano in Italia più di 1.600 imprese che occupano 25.500 addetti. Ma la filiera avicola italiana coinvolge anche altri importanti attori che costituiscono un ampio indotto grazie al quale è possibile soddisfare la domanda di beni e servizi per i consumatori. Bisogna capire – conclude Rota – che la sicurezza dei lavoratori e la continuità produttiva sono fattori strettamente connessi l’uno con l’altro, ancora di più in questo delicato momento: l’adozione delle procedure di protezione per chi opera nelle aziende non è semplicemente un obbligo ma un insieme di azioni da intraprendere nell’interesse di tutti”.