Un’allarmante scoperta degli scienziati rivela che i rifiuti plastici trasportati dal mare sulle spiagge sembrerebbero dare vita a vere e proprie ‘rocce di plastica’. “Gli scienziati stanno scoprendo strane rocce in tutto il mondo – riporta il ‘Newsweek’ – si tratta di un vero e proprio disastro a causa della permeazione dell’inquinamento da plastica nel mondo naturale”. Le prime scoperte di queste nuove rocce sintetiche, qualificate dagli scienziati ‘Plasti-Stone’, risalgono al 2014 e tra i primi luoghi di identificazione, lungo le coste e nell’entroterra in 11 Paesi, vi è anche l’Italia.
Lo studio
Uno studio su rocce che contengono polimeri plastici artificiali è stato pubblicato sulla rivista ‘Environmental Science & Technology’. Il coautore dello studio, Deyi Hou, professore associato di ambiente presso l’Università di Tsinghua in Cina, ha rilasciato al periodico statunitense Newsweek alcune dichiarazioni. “Il nostro recente studio è stato il primo a riportare la scoperta di plasti-stone nella regione interna e il primo a segnalare il legame chimico tra plastica e roccia”. Il primo studio sui ‘plasti-glomerati’ riguarda una roccia sintetica trovata su una spiaggia delle Hawaii, circa un decennio fa. Deyi Hou ha spiegato: “Plastica fusa, granelli di sabbia, clasti di roccia, corallo, conchiglie e detriti di legno sono stati tenuti insieme dopo il fuoco bruciato a Kamilo Beach, Hawaii in USA. Da allora, sono stati trovati frequentemente sulle spiagge, sia sulle isole che sulle coste continentali”.
Come si formano
Riguardo alla loro composizione, l’azione del calore favorisce la fusione della plastica e di conseguenza si combina con il materiale naturale di cui è composto il suolo su cui si è depositata. Secondo il prof. Hou “non sono solamente il risultato di detriti di plastica che si sciolgono e poi si raffreddano, ma possono anche derivare da onde che si infrangono contro le rocce intertidali, cosicché la plastica oceanica aderisca fisicamente alla superficie della roccia”. Le rocce in plastica, come quelle naturali, si formano seguendo gli stessi principi geologici grazie all’azione di agenti esterni come vento, ghiaccio o correnti marine. Fino ad oggi sono state infatti classificate tre tipi di rocce sintetiche che hanno rispettivamente caratteristiche simili alle rocce magmatiche, sedimentarie e clastiche.
Anche polietilene
Lo studio effettuato sulle rocce sintetiche trovate in prossimità dell’isola del Giglio ha evidenziato anche un’ulteriore categoria di rocce di plastica: “i plastic-rust”. Si tratta di strati di materiale plastico che si incrostano sulle rocce naturali a causa dell’urto dei rifiuti plastici, trasportati dalle onde, sulle scogliere. Grazie all’analisi spettroscopica di questi frammenti rocciosi gli esperti hanno potuto verificare che queste rocce erano composte principalmente da polietilene (PE), la più comune fra le materie plastiche utilizzate per la produzione di oggetti di uso quotidiano.