Secondo l’ultima valutazione sulla qualità dell’aria dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), diffusa lo scorso 24 novembre, sono 253.000 decessi in un anno in Europa che si sarebbero potuti evitare se le concentrazioni di particolato fine (PM 2,5) fossero state conformi alle raccomandazioni dell’OMS. Il rapporto spiega che, sebbene negli ultimi 18 anni il numero di decessi attribuibili al PM2,5 sia diminuito del 41%, la concentrazione di smog nell’aria è ancora il principale rischio ambientale per la salute, per tutti quei cittadini europei che vivono nelle aree urbane.
Smog superiore al livello
La nota informativa dell’AEA “Harm to human health from air pollution in Europe: burden of disease 2023” (Danni alla salute umana causati dall’inquinamento atmosferico in Europa: carico di malattia 2023) presenta le informazioni più aggiornate secondo le stime per il 2021 sui danni alla salute umana causati dai tre principali inquinanti atmosferici: particolato fine, biossido di azoto e ozono. Nello specifico, tra i 27 Paesi Ue, oltre ai 253 mila decessi attribuibili all’esposizione di PM2,5 superiori al livello guida dell’OMS di 5 µg/m 3 (microgrammi per metro cubo d’aria), sono stati 52 mila le morti causate dall’elevata quantità di diossido di azoto, superiore al livello di 10 µg/m 3 e 22 mila per accumulo di ozono superiore a 70 µg/m 3.
In Italia
Unitamente al rapporto, l’AEA ha pubblicato anche schede informative suddivise per paese in cui è possibile reperire dati ragguagliati a livello nazionale sul carico di malattia. In Italia quasi un decesso su cinque si verifica per PM2,5; secondo tali stime l’esposizione al particolato fine avrebbe causato la morte di quasi 47 mila italiani e nello specifico, la scheda mostra che il nostro Paese è al penultimo posto per decessi provocati dallo smog.
Fattori ambientali
Per l’Agenzia europea dell’ambiente i decessi attribuibili agli inquinanti atmosferici rimangono dunque troppo elevati, continuando a rappresentare il principale rischio ambientale per la salute degli europei (seguito da altri fattori quali l’esposizione al rumore, alle sostanze chimiche e ai crescenti effetti sulla salute dovuti alle ondate di calore). Ulteriori misure volte a ridurre l’inquinamento atmosferico ai livelli indicati nelle linee guida dell’OMS eviterebbero quei 253.000 decessi e ridurrebbero il numero di persone che convivono con gli effetti debilitanti di malattie la cui insorgenza è legata all’inquinamento atmosferico, come il diabete e l’asma.
Carico di malattia
La valutazione di quest’anno include la quantificazione del ‘carico di malattia’ associato a specifiche patologie correlate allo smog. Ciò non dipende solo dai decessi attribuibili alla malattia, ma anche dalla convivenza quotidiana con essa. Infatti, secondo l’AEA, se per alcune patologie, come la cardiopatia ischemica e il cancro la maggior parte del carico di malattia è legato alle morti provocate dalla malattia, per altre, come il diabete e l’asma, il carico di malattia è principalmente associato alla convivenza per anni con gli effetti debilitanti delle stesse. Tra le malattie legate all’inquinamento atmosferico, il carico di malattia relativo all’esposizione al PM2,5 è causato dalla cardiopatia ischemica, seguita da ictus, diabete mellito, broncopneumopatia cronica ostruttiva, cancro al polmone e asma. Nel caso del biossido di azoto, il carico più elevato è dovuto a diabete mellito, seguito da ictus e asma.
App per la qualità dell’aria
Le conclusioni del briefing dell’AEA sono state presentate al quarto “EU Clean Air Forum 2023” tenutosi a Rotterdam. I cittadini europei possono controllare i dati sulla qualità dell’aria in tempo reale mediante diverse piattaforme, tra cui l’app “European Air Quality Index” (Indice europeo di qualità dell’aria). L’applicazione presenta informazioni aggiornate ogni ora provenienti da più di 3.500 stazioni di monitoraggio in Europa. Questa app è disponibile in 24 lingue ed è dotata di una serie di funzioni che consentono agli utenti di valutare e confrontare la qualità dell’aria delle località scelte.