lunedì, 18 Novembre, 2024
Ambiente

Secondo un’indagine le dichiarazioni ambientali sulle bottiglie in PET per bevande sono fuorvianti per i consumatori

Un’associazione europea specializzata in diritto ambientale, la ClientEarth, con il supporto di società che operano nello stesso settore, la ECOS, l’Eunomia e la Zero Waste Europe, ha eseguito un’indagine sulle bottiglie monouso in plastica per bevande. Secondo gli autori di questa analisi, le dichiarazioni ambientali apposte sulle bottiglie, a esempio la scritta “100% riciclato” (o riciclabile), potrebbero essere ingannevoli per i consumatori. In questo rapporto, denominato “La scritta 100% riciclabile sulle bottiglie in plastica”, gli esperti esplorano, in Europa, lo stato attuale del riciclo a base PET (polietilene tereftalato) unitamente all’analisi delle dichiarazioni comuni fatte ai consumatori sulle etichette relative al riciclaggio, concludendo che, leggere precise indicazioni, può dare un’impressione di “circolarità delle bottiglie di plastica” che non rispecchia esattamente la realtà.

Il PET in Europa

Il rapporto, recentemente pubblicato su Eunomia.co.uk, si basa su un precedente lavoro di Eunomia e Zero Waste Europe attestante che il PET non è attualmente un materiale molto circolare. Gli analisti, autori del dossier, hanno analizzato esempi di indicazioni riportate sulla confezione, ritenendo che “il termine ‘riciclato’ è ambiguo” e “non dovrebbe essere apposto sulle bottiglie”. Infatti, la maggior parte del PET riciclato recuperato dalle bottiglie in Europa viene utilizzato in altre applicazioni di qualità inferiore come vassoietti o prodotti tessili, mentre le nuove bottiglie immesse sul mercato contengono in media solamente il 17% di PET riciclato, nonostante il tasso di riciclaggio del PET si attesti sul 50% circa; il 20% del PET riciclato è imputabile a tutti gli altri imballaggi, dalle vaschette (13%) alle pellicole (5%) e alle reggette in plastica (2%) e il restante 33% è assorbito dalle fibre. Il riciclaggio delle bottiglie in PET varia da continente a continente. In alcuni Paesi esiste il sistema di deposito cauzionale, il DRS, ovvero il sistema di raccolta selettiva nel quale chi compra una bevanda in bottiglia paga un piccolo extra che gli sarà restituito quando avrà riportato indietro il contenitore. In altri si attestano su tassi di riciclaggio più bassi quando impiegano esclusivamente sistemi di raccolta differenziata.

Europa migliore a Usa

Lo studio mostra quindi che non tutto ciò che viene raccolto è poi rigenerato, stimando che solo una minima quota (il 17%) del PET utilizzato per produrre bottiglie torna come ‘rPET’ (polietilene tereftalato riciclato). In volume, il PET riciclato destinato al ‘bottle-to-bottle’ si aggirerebbe intorno a 540.000 tonnellate annue (su un totale di rPET generato ogni anno pari a 1,8 milioni di tonnellate), a fronte di un consumo complessivo, sempre restando nel campo delle bottiglie per bevande, superiore a 3,2 milioni di tonnellate, di cui il vergine vale poco più di 2,7 milioni di tonnellate. La situazione europea, per quanto non ottimale, è comunque migliore di quella che si riscontra nel paese più industrializzato, gli Stati Uniti, dove il tasso di riciclo del PET presente nelle bottiglie si ferma al 23% (meno della metà di quello UE) e il contenuto medio di rPET nelle bottiglie non va oltre l’8%.

ClientEarth: “Scritte attraenti per i consumatori”

Secondo Rosa Pritchard di ClientEarth “Sebbene sia chiaro che i tassi di riciclaggio della plastica per i corpi delle bottiglie in PET stanno migliorando in Europa e probabilmente miglioreranno ulteriormente negli anni futuri, è anche chiaro che un sistema completamente circolare per le bottiglie a base di PET non esiste attualmente e non è fattibile. L’idea che le bottiglie usate diventino semplicemente nuove bottiglie può essere attraente sia per le aziende che per i consumatori, ma non riflette i risultati delle bottiglie a base PET in Europa”. Per ClientEarth: “Non dovrebbero quindi essere commercializzate utilizzando un linguaggio o immagini che rimandino a circolarità, sostenibilità o neutralità climatica. C’è sempre bisogno di input di plastica vergine per questi materiali”.

Il mito della circolarità

Le conclusioni della ricerca suggeriscono che “sarebbe meglio dare informazioni più chiare su come smaltire l’imballaggio – e sottolineano – le dichiarazioni come ‘riciclato al 100% è molto difficile che riguardino tutti i componenti della bottiglia. Tappi ed etichette sono raramente, se non mai, realizzati con contenuto riciclato”. Per l’associazione europea ClientEarth: “Questo rapporto dimostra chiaramente che la circolarità delle bottiglie di plastica è un mito. Le affermazioni sulle bottiglie che promuovono questa idea rischiano di fuorviare i consumatori e di rappresentare un ostacolo alla transizione verde. I consumatori hanno bisogno di accedere a informazioni giuste e oneste sugli impatti ambientali dei prodotti e di avere informazioni chiare sul riciclo. Sarà necessario agire sulla base di queste affermazioni per ricostruire la fiducia e proteggere meglio il pianeta”.

 

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