lunedì, 23 Dicembre, 2024
Ambiente

Calotta glaciale in Groenlandia, valutato lo sforamento che porta al suo scioglimento

La ‘Arctic University of Norway’ (Università artica della Norvegia) ha stimato in un intervallo compreso tra 1,7 e 2,3 gradi il livello di riscaldamento globale che può innescare delle perdite importanti e rapide della calotta glaciale in Groenlandia. Il livello di aumento della temperatura attuale, a livello globale, è di +1,1-+1,2°C. Nello studio, gli esperti della Artic hanno valutato che, anche uno sforamento solo temporaneo degli 1,5 gradi, porterà a uno scioglimento sostanziale.

Possibile innalzamento degli oceani globali

Gli autori dello studio coordinato dall’Università artica della Norvegia e pubblicato sulla rivista ‘Nature’, hanno utilizzato modelli predittivi del clima e dello scioglimento dei ghiacci groenlandesi per individuare il probabile punto di non ritorno della calotta glaciale in Groenlandia. “Raggiungeremo il punto di non ritorno della fusione dei ghiacci della Groenlandia se la temperatura globale arriverà a +1,7°C – +2,3°C sui livelli pre-industriali”, ha spiegato il team norvegese, evidenziando “oltre questa soglia, la calotta spessa 3 chilometri subirà delle perdite consistenti e improvvise. E nel corso di qualche centinaio di anni scomparirà quasi del tutto, contribuendo ad aumentare il livello degli oceani globali di circa 7 metri”. Attualmente, la fusione dei ghiacci della Groenlandia è uno dei fattori che oggi contribuisce di più all’innalzamento del livello degli oceani. Dal 2002 a oggi si stima che sia responsabile per circa il 20% di tale aumento.

I punti di non ritorno dei ghiacci della Groenlandia

Questa analisi suggerisce dati interessanti. Il primo dato occupa un’importanza ancora maggiore rispetto dell’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi, il quale prevede che tutte le nazioni facenti parte della Convenzione Quadro dell’ONU sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) si impegnino per mantenere la temperatura globale “ben al di sotto dei 2°C sui livelli pre-industriali e si sforzino di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C sui livelli pre-industriali”. Secondo le proiezioni degli esperti, infatti, anche uno sforamento temporaneo degli 1,5 gradi dovrebbe portare a una fusione significativa della calotta della Groenlandia, che si tradurrebbe in un incremento del livello dei mari di alcuni metri nel corso di secoli. Una situazione che corrisponde con lo ‘scenario emissivo C1’, definito il più ottimistico secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, in cui è proprio un superamento a +1,7-+1,8°C, con rientro sotto gli 1,5 gradi entro il 2100, l’orizzonte migliore a cui possiamo ambire. Il secondo dato suggerisce la possibilità di mitigare gli effetti della fusione dei ghiacci della Groenlandia, se le temperature medie globali vengono ridotte a 1,5°C entro pochi secoli. In tale scenario, con il raggiungimento degli stati di equilibrio intermedi senza fusione totale, si eviterebbe l’innalzamento del livello dei mari.

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