Dai dati forniti dall’Osservatorio INPS emerge che, nel primo semestre del 2022, il numero delle dimissioni volontarie dal lavoro ha superato il milione. Tuttavia, nella nuova edizione della ricerca del Gruppo Adecco Global Workforce of the Future, il 2023 segnerebbe un’inversione di tendenza rispetto al 2022 per quando riguarda desideri e aspettative dei lavoratori italiani. Secondo Adecco, solo il 18% degli italiani intervistati durante la ricerca ha espresso il desiderio di cambiare lavoro, mentre il 71% desidera rimanere nella posizione lavorativa attuale, chiedendo però percorsi di crescita più personalizzati.
La ricerca
La ricerca ‘Global Workforce of the Future’ ha coinvolto 2mila lavoratori in Italia e a livello globale 30mila. Il sondaggio mostra che, tra coloro che desiderano cambiare lavoro, il 45% non sta cercando attivamente nuove opportunità, ma è aperto a proposte. Il 19% è stato contattato da recruiter o aziende, mentre un altro 19% sta cercando in maniera proattiva. Le principali motivazioni espresse dai lavoratori che desiderano cambiare lavoro includono un miglior salario (26%), l’insoddisfazione verso la propria mansione attuale (19%), un miglior bilanciamento tra vita e lavoro (18%), migliori benefit extra salario (16%) e un maggiore investimento dell’azienda nella loro formazione (12%). I maggiori motivi per coloro che desiderano rimanere nel loro attuale impiego sono la stabilità (20%), un buon bilanciamento tra vita e lavoro (18%), l’uso delle proprie abilità a lavoro (16%), il salario (12%) e la cultura aziendale (11%).
Desiderio di stabilità
Un dato che spicca dall’indagine Adecco, che segnerebbe il contrasto più forte rispetto al 2022, è il percepito del proprio stipendio: il 58% degli intervistati ritiene che sia adeguato all’aumento dei costi, mentre il 35% non lo considera adeguato e il 7% è incerto. Nel 2022, invece, il 61% evidenziava di non ritenere il proprio stipendio adeguato a far fronte al caro vita. Sergio Picarelli, presidente di The Adecco Group Italia, ha spiegato: “Sicuramente ciò che emerge con chiarezza dai dati è un desiderio di stabilità dei lavoratori e una crescente attenzione da parte delle aziende alle esigenze dei propri dipendenti. Emerge una chiara attenzione dei lavoratori verso percorsi di crescita professionali, che sappiano valorizzarli al meglio e si consolida la richiesta di avere un maggiore bilanciamento tra vita e lavoro. Serve quindi una maggiore consapevolezza da parte dei manager e dei responsabili d’azienda, i primi in grado di avere un impatto positivo sul proprio ambiente di lavoro”.
Situazioni di stress
Inoltre, durante le interviste, un lavoratore su tre ha dichiarato di aver sperimentato situazioni di stress emotivo e fisico nel lavoro a causa di un carico di incombenze eccessive, troppe responsabilità per il proprio ruolo e la mancanza di leadership. Per contrastare questo fenomeno e tutelare la propria salute mentale, i rispondenti ritengono che l’aspetto più importante sia il riconoscimento e la celebrazione degli obiettivi personali e di team (34%), seguito da una gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa (20%), l’inclusività e il senso di appartenenza (19%) e il rispetto dei periodi di ferie (18%); attese, che ricadono, in primo luogo, sui manager e i leader delle aziende, reputati infatti i primi responsabili della tutela del benessere lavoratori dal 48% degli intervistati. Segue un 27% per cui ognuno è il primo responsabile di sé stesso, un 14% per cui a intervenire dovrebbe essere il Governo e un restante 9% che nutre fiducia nei sindacati.