Intervenire e inasprire i controlli alle frontiere. Riunione straordinaria dei ministri dell’Interno a Lussemburgo, tutta incentrata sull’anti-terrorismo.
Il vertice è stato sollecitata su iniziativa della Svezia, con l’inclusione dei cosiddetti Paesi di “secondo approdo”, – definiti “dubitanti” – dei migranti che sbarcano in Europa. Tra gli altri, al tavolo erano presenti Belgio, Olanda e Francia. “Oggi la Svezia”, ha spiegato il ministro dell’Interno svedese Gunnar Strommer, “ha invitato diversi Paesi dell’UE a discutere su come intensificare gli sforzi comuni per combattere il terrorismo e l’estremismo violento”.
Piantedosi, controlli sulla rotta Balcanica
Su questa linea l’iniziativa del ministro degli interni dell’Italia, Matteo Piantedosi, che farà un incontro con i colleghi di Slovenia e Croazia. “A livello Ue c’è stata una sostanziale convergenza sulla sostenibilità delle misure”, spiega il ministro che puntualizza come alla frontiera italo-slovena, sono state adottate delle restrizioni “in una logica di temporaneità, di proporzionalità e quindi di limitazione rispetto a quella che era la minaccia terroristica registrata negli ultimi tempi, a seguito degli eventi legati al conflitto israelo-palestinese”.
“Per conto dell’Italia ho sottolineato che si tratta di una misura che si ripromette di essere temporanea e proporzionata”, evidenzia ancora Matteo Piantedosi, a margine del Consiglio Ue, “ho anche preannunciato che ci siamo sentiti con i colleghi di Slovenia e Croazia, per vederci a breve a Trieste, probabilmente il 2 di novembre, per concordare insieme le modalità di una collaborazione che possa rendere sempre più ponderata questa misura”. Nella sua recente informativa al Parlamento il ministro aveva richiamato l’attenzione sulla “costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra con 140 mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022. Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia dall’inizio dell’anno sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale”.
Non abbassiamo la guardia
A spiegare l’iniziativa del Governo italiano e voluta dal premier Giorgia Meloni, è ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Abbiamo chiuso soltanto Schengen al confine con la Slovenia per evitare che attraverso la rotta balcanica arrivino terroristi che possano colpire nel nostro Paese o in Europa. Non abbiamo rischi di attentati”, ha fatto presente Tajani, “non c’è nessun segnale in questa direzione però non possiamo abbassare la guardia, anzi la alziamo proprio per la prevenzione” e “per proteggere i siti, in particolare quelli frequentati da cittadini di religione ebraica, per impedire che ci siano azioni violente”.
Il Ros, elevata l’attenzione
Sull’argomento interviene anche il comandante del Ros dei carabinieri, Pasquale Angelosanto, che spiega come le minacce, “vanno prese sempre molto seriamente, perché in passato si sono registrati casi di partecipazione ad attentati terroristici di soggetti entrati illegalmente in Italia. Non bisogna creare allarmismi, ma questi temi vanno affrontati con attenzione: abbiamo strutture di polizia efficienti che riescono a percepire il rischio e in quel caso si innalza il livello di attenzione”.
Intelligence e informazioni
A Lussemburgo, invece, sono stati protagonisti i ministri degli interni dei Paesi dove si sono tenuti in questi giorni manifestazione di piazza sfociate in atti violenti di contestazione contro Israele.
“Abbiamo discusso”, ha puntualizzato la ministra Annelies Verlinden,”dello scambio di informazioni tra le nostre intelligence e di come combattere l’immigrazione illegale per assicurarci che eventi come quelli dei giorni scorsi non accadono di nuovo”.
La Germania, invece, si prepara ad un giro di vite contro le manifestazioni.
“Vorrei condannare in modo molto chiaro quanto accaduto nelle strade di Berlino”, ha sottolineato la ministra degli Interni tedesca, Nancy Faeser, “Abbiamo un alto grado di libertà di associazione e questo vale anche per le manifestazioni di piazza, ma quello che non va bene è l’uso della violenza, soprattutto contro le forze di polizia. Non accettiamo queste forme” di protesta”, ha ribadito Faeser, sottolineando che l’impegno di Berlino “è rivolto alla protezione delle istituzioni ebraiche e di tutti gli ebrei in Germania”.
La situazione in Italia
In Italia l’attenzione è rivolta su una cinquantina di radicalizzati. Persone sorvegliate dagli investigatori: non si tratta solo di richiedenti asilo ma anche di persone integrate, che vivono stabilmente qui. Dall’inizio di quest’anno, secondo le indicazioni del Viminale, già in 54 sono stati espulsi per motivi di sicurezza dello Stato. L’ultimo è un 28enne gambiano sbarcato in Italia nel 2016. Da notare, peraltro, che dopo il caso dell’attentatore di Bruxelles irregolare radicalizzatosi in giro per l’Europa senza essere mai espulso, la Commissione Ue annuncia che presenterà una proposta per rendere i rimpatri obbligatori in caso di minaccia alla sicurezza, mentre oggi sono a discrezione di singoli stati membri.
Ministri, oggi missione in Tunisia
Sotto un altro aspetto, quello invece delle relazioni tra Paesi del Mediterraneo oggi in Tunisia prenderà il via la terza missione dell’Italia sulla sicurezza alimentare nel Mediterraneo con il vicepremier e ministro degli Affari e esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, e la ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone. Si tratterà della terza visita, dopo quelle in Egitto (13-14 marzo) e Albania (27 marzo). L’obiettivo è quello costruire collaborazione sulla sicurezza alimentare con i Paesi partner e, al contempo, offrire nuove opportunità alle imprese italiane. E’ opportuno ricordare che a luglio l’Italia aveva ospitato e co-organizzato a Roma il secondo Vertice Onu sui sistemi alimentari, cui aveva partecipato anche il presidente tunisino, Kaies Saied. aree di collaborazione tra l’Italia e la Tunisia nel settore agroalimentare sono molteplici, a cominciare dal sostegno alle grandi colture, in particolare cereali e foraggio, tenendo conto del bisogno della Tunisia di migliorare la sua produzione e di essere meno dipendente dalle importazioni, soprattutto dopo la guerra in Ucraina. Peraltro, la Tunisia è tra i principali acquirenti del grano ucraino. Con 713 mila tonnellate ricevute, le importazioni tunisine si collocano al nono posto a livello globale e seconde in Africa dopo l’Egitto. Spazio anche all’industria lattiero-casearia, con l’Italia pronta ad accompagnare i produttori tunisini nelle diverse fasi della catena produttiva. Grande importanza hanno i macchinari agricoli, con le aziende italiane di rinomata esperienza che potrebbero aiutare la Tunisia attraverso uno scambio di competenze e conoscenze.
Disinformazione, TikTok e Meta nel mirino Ue
La stretta su migrati e manifestazioni non è l’unica iniziativa sul tavolo della Ue. La Commissione Ue è intervenuta sui rischi della diffusione e l’amplificazione di contenuti illegali e la disinformazione, sollecitando Meta al rispetto degli obblighi sulla valutazione dei rischi e le misure di attenuazione per “tutelare l’integrità delle elezioni, in seguito agli attacchi terroristici di Hamas in Israele”. Meta dovrà rispondere entro il 25 ottobre sulla risposta alla crisi e l’8 novembre 2023 sulla tutela dell’integrità delle elezioni. L”esecutivo ha inviato una richiesta anche a TikTok sulla diffusione di disinformazione. La richiesta di informazioni a TikTok ai sensi della Dsa, riguarda le misure adottate per rispettare gli obblighi relativi alla valutazione dei rischi e alle misure di mitigazione contro la diffusione di contenuti illegali, in particolare contenuti terroristici e violenti e l’incitamento all’odio, nonché la presunta diffusione di disinformazione.