Gli strateghi repubblicani vogliono dissociarsi dai messaggi “pro-vita” sull’aborto. Una scelta dettata dalle consistenti perdite elettorali verificatesi nelle elezioni di mid-term, che hanno visto protagonisti i diritti riproduttivi. In una riunione a porte chiuse dei senatori repubblicani, il capo di un super PAC (Super political action committees – una delle organizzazioni di raccolta fondi che appoggiano politici o partiti in maniera privata e indipendente), strettamente allineato con il leader della minoranza, Mitch McConnell, ha presentato i risultati di un sondaggio da cui emerge come gli elettori stiano reagendo in modo diverso a termini comunemente usati come “pro-vita” e “pro-choice”. Questo, sulla scia della decisione della Corte Suprema dello scorso anno, che ha annullato la sentenza Roe v. Wade. Il sondaggio è stato messo a disposizione dei senatori dall’ex assistente di McConnell, Steven Law, e ha dimostrato che il “pro-vita” non ha più risonanza tra gli elettori. “Ciò che mi ha incuriosito di più dei risultati è stato che ‘pro-choice’ e ‘pro-life’ significano qualcosa di diverso – ha affermato il senatore Kevin Cramer -. Le persone vedono l’essere pro-vita come contrarietà all’aborto a tutti i livelli”. Il senatore Josh Hawley ha dichiarato che il sondaggio gli ha chiarito la necessità di una maggiore specificità quando si parla di aborto. “Molti elettori pensano che “pro-life” significhi essere a favore dell’aborto senza eccezioni, sempre e comunque – ha detto –. Mentre “pro-choice” può significare un sacco di cose. Il problema oggi è come gli elettori leggono queste etichette. Da qui la necessità di essere maggiormente specifici”. L’aborto è oggi vietato in 14 stati e molti altri hanno adottato restrizioni. Undici, incluso il Missouri, hanno promulgato divieti di aborto senza eccezioni per stupro e incesto.