domenica, 17 Novembre, 2024
Sanità

Malattie neurovegetative, dallo spazio i nuovi farmaci

Ad agosto team di scienziati italiani fanno esperimenti sulla navicella internazionale 

Nuovi farmaci dallo spazio. È questo lo scopo della missione ZePrion nella Stazione Spaziale Internazionale (Iss) di questo mese al quale partecipa un folto gruppo di scienziati italiani: dalla Bicocca di Milano all’Università di Trento, da Telethon all’Istituto nazionale di Fisica Nucleare (Infin) all’Istituto di biologia del Cnr-Ibba.

Gli scienziati, decollati mercoledì scorso e agganciati venerdì, hanno il compito di confermare il meccanismo molecolare alla base di un innovativo protocollo farmaceutico per contrastare le malattie da prioni. Si tratta di patologie rare degenerative del cervello (e raramente di altri organi) progressive, letali e attualmente incurabili che derivano dalla trasformazione di una proteina in una forma anomala chiamata prione.

Le malattie da curare

Tra queste la malattia di Creutzfeldt-Jakob che tra le encefalopatie spongiformi è la più conosciuta. Prima di individuarli, i prioni, si credeva che questo tipo di malattie fossero causate da virus perché sono molto più piccoli dei virus e sono diversi dai virus, dai batteri e da tutte le cellule viventi in quanto non contengono materiale genetico.
Non esistono ancora cure per le malattie da prioni, che portano alla demenza e sono tutte letali, solitamente entro pochi mesi o anni dopo la comparsa dei sintomi. Il trattamento si concentra su misure di conforto e sull’alleviamento dei sintomi.

Paesi uniti nella ricerca

L’esperimento spaziale potrebbe portare a una validazione del meccanismo di funzionamento di un protocollo per lo sviluppo di nuovi farmaci. La collaborazione in questa ricerca è internazionale e coinvolge anche l’azienda israeliana SpacePharma e l’Università di Santiago di Compostela.
Decollato con la missione spaziale robotica di rifornimento NG-19 dalla base di Wallops Island, in Virginia (USA), ZePrion si propone di sfruttare le condizioni di microgravità presenti in orbita per verificare la possibilità di indurre la distruzione di specifiche proteine nella cellula, interferendo con il loro “naturale meccanismo di ripiegamento” (folding proteico).

La nuova farmacologia

L’eventuale successo dell’esperimento ZePrion fornirebbe un possibile modo per confermare il meccanismo molecolare alla base di una nuova tecnologia di ricerca farmacologica denominata Pharmacological Protein Inactivation by Folding Intermediate Targeting (PPI-FIT), sviluppata da due ricercatori delle Università Milano-Bicocca e di Trento e dell’INFN. “La capacità di bloccare il ripiegamento di specifiche proteine coinvolte in processi patologici apre la strada allo sviluppo di nuove terapie per malattie attualmente incurabili”, spiega Pietro Faccioli, professore dell’Università Milano-Bicocca, ricercatore dell’INFN, coordinatore dell’esperimento e co-inventore della tecnologia PPI-FIT.

Il tassello mancante

Ai ricercatori, finora, è mancato un tassello per la validazione della nuova tecnologia messa a punto e per poter arrivare ad un farmaco per la cura. Gli esperimenti, spiegano in una nota, nel caso degli “intermedi proteici” non sono realizzabili nei laboaratori sulla Terra “in quanto la gravità genera effetti che interferiscono con la formazione dei cristalli dei corpuscoli composti da ligando e proteina, quando questa non abbia ancora raggiunto la sua forma definitiva. Questo ha spinto le ricercatrici e i ricercatori della collaborazione ZePrion a sfruttare la condizione di microgravità che la Stazione Spaziale Internazionale mette a disposizione.” Tutte le università e gli istituti che partecipano alla missione si dicono convinti che questa è un’occasione per validare la nuova tecnologia farmacologica e  “potrebbe rappresentare un punto di svolta”.

Il laboratorio italiano

ZePrion si compone di un vero e proprio laboratorio biochimico in miniatura (lab-in-a-box) realizzato da SpacePharma, che opererà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, ma verrà controllato da remoto.

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