Da tempo le organizzazioni malavitose hanno esteso il loro raggio d’azione a tutto il territorio nazionale. Basta leggere i resoconti giornalistici delle inchieste sulle infiltrazioni nelle regioni del centro nord o le relazioni che accompagnano i decreti di scioglimento delle amministrazioni pubbliche per mafia.
Il malaffare e la corruzione non conoscono confini o barriere. E vanno combattuti a viso aperto. In questo contesto rientra la deliberazione del Consiglio regionale dell’Umbria con cui è stata approvata all’unanimità la istituzione di una Commissione d’ inchiesta su “analisi e studi su criminalità organizzata e infiltrazioni mafiose, corruzione e riciclaggio, narcotraffico e spaccio di stupefacenti”.
La Commissione, istituita su richiesta di tutti i capigruppo dell’Assemblea, sarà composta da otto consiglieri, cinque designati dai presidenti dei gruppi di maggioranza, che indicheranno il presidente, e tre da quelli di minoranza, dai quali arriverà il nome del vicepresidente.
Secondo quanto si è appreso l’organismo riferirà semestralmente in Aula e terminerà il suo lavoro entro 30 mesi dalla seduta di insediamento, salvo possibilità di proroga per un periodo non superiore a quello precedentemente assegnato; e comunque non oltre la legislatura in corso.
La nascita della Commissione è stata salutata positivamente da tutti gli osservatori della scena politica anche perché le inchieste in corso sul territorio toccano per la prima volta il tema delle amministrazioni pubbliche e della politica con il tentativo di condizionamento da parte delle organizzazioni criminali.
Fermo restando che il compito di accertare le responsabilità penali in capo ai singoli spetta ai magistrati, la politica ha il dovere di predisporre le misure necessarie per salvaguardare la propria integrità e funzione. In questa prospettiva la Commissione d’inchiesta avrà tanto da fare…