domenica, 17 Novembre, 2024
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Truffe alle imprese: escalation di inganni commerciali. Serve fare attenzione e non pagare

“Attenzione alle richieste di pagamento”. È il monito lanciato dall’Antitrust che ha predisposto un vademecum per aiutare le imprese a difendersi dai raggiri commerciali. Un fenomeno che ha assunto dimensioni nazionali e di rilievo economico notevoli tanto che le imprese, o meglio le piccole aziende e micro realtà produttive, diventano, dopo gli anziani, l’obiettivo privilegiato di chi studia truffe e le concretizza.

Così lo scenario di queste truffe, secondo le denunce documentate dall’Antitrust, vede numerose imprese e microimprese tratte in inganno e a sottoscrivere contratti di acquisto di cose più svariate, ad esempio, si trae in inganno l’impresa che riceve senza alcuna spiegazione un bollettino di pagamento precompilato con i dati aziendali in un momento in cui magari ci si aspetta di ricevere un avviso di pagamento e fattura dalla Camera di Commercio per il versamento della quota annuale. O ancora più spesso per l’organizzatore di una fiera cui si intende partecipare, o ancora, le imprese ricevono finti bollettini dell’Ufficio italiano Brevetti e marchi per le pratiche di rinnovo.

La truffa viene messa a segno con molta precisione nei particolari, ad esempio, arriva un modulo precompilato con i dati dell’impresa in cui si chiede di verificare la correttezza delle informazioni ma non parla con chiarezza dei servizi offerti. Così scatta la truffa perché i servizi sembrano gratuiti, ma sono poi seguiti da richieste di pagamento poiché dietro il semplice modulo di raccolta di dati aziendali si celava un contratto per servizi pubblicitari.

L’Autorità nel suo vademecum spiega che ci sono già alcuni elementi del bollettino o del modulo che devono far scattare delle perplessità e sospetti. Ad esempio la confusione nei depliant fatta ad arte tra cosa si offre e si chiede, testi rabberciati accompagnati da clausole contrattuali incomprensibili. Di fronte a questi dubbi si può verificare la fondatezza delle richieste con una ricerca su internet o chiedere, se c’è un numero di telefono, spiegazioni che se non chiare e convincenti sono indicative di una truffa. Oppure contattare chi dovrebbe essere il soggetto organizzatore delle fiere, oppure l’Ufficio italiano brevetti e marchi; se non dovesse bastare é necessario fare molta attenzione, sollecita l’Antitrust, alle richieste e modalità di pagamento. Perché una volta versati i soldi riaverli indietro è quasi impossibile perché spesso chi attua truffe e raggiri ha una sede all’estero o chiude la sua attività, per farla rinascere altrove.

In particolare l’Antitrust invita le imprese a non firmare mai nulla perché una volta apposta una firma si innescano procedure che sconfinano nella minaccia di azioni giudiziarie. Anche se, ricorda l’Antitrust, nessun truffatore si è esposto tanto da chiamare in giudizio un’impresa per ingiungere il pagamento delle somme richieste Infine una buona percentuale di inganni commerciali ha come vittime le nuove imprese, quelle appena costituite che già devono affrontare un carico burocratico e di pagamenti considerevoli. I professionisti del raggiro riescono ad avere i nomi delle imprese e innescare le truffe.

Tra le aziende più colpite, figurano quelle che hanno fatto richiesta di registrazione di un marchio o di rilascio di un brevetto: anche in questo caso, infatti, capita di ricevere bollettini di pagamento molto simili a quelli ufficiali utilizzati per pagare le tasse connesse a marchi e brevetti, ma che nascondono l’offerta di servizi di consulenza in tali materie e di servizi pubblicitari su Internet. Infine chi è finito vittima di un raggiro può rivolgersi all’Autorità che, una volta accertata la scorrettezza commerciale, può essere un riconoscimento valido a sostegno di una azione legale.

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