sabato, 16 Novembre, 2024
Economia

Sud, salari in picchiata, fuga di laureati, ma bene il Pil

Un rapporto in ‘chiaroscuro’ quello presentato dalla Svimez

In che stato di salute si trova il Sud-Italia e quali sono i prossimi scenari che lo riguarderanno? Secondo uno studio della Svimez resta agganciato economicamente al resto del Paese nel 2023, ma un’ulteriore stretta monetaria della Bce potrebbe costare molto cara proprio a a questo territorio. In ripresa l’occupazione, ma i salari sono in picchiata e sono sempre di più i laureati che preferiscono trasferirsi al Nord. Questa, in breve, la sintesi della relazione dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno. Un bilancio in chiaroscuro, insomma. Di certo uno dei problemi maggiori riguarda gli stipendi colpiti dall’aumento dell’inflazione che si aggrava soprattutto al Sud: la perdita di potere d’acquisto ha interessato soprattutto questa parte del BelPaese (-8,4%) per effetto dell’aumento dei prezzi, contro il -7,5% della media nazionale e il 2,2% della media Ocse. Peraltro una analisi delle retribuzioni lorde reali mostra un calo di tre punti nel Centro-Nord rispetto al 2008 mentre nel Mezzogiorno questa riduzione è di ben dodici punti. Una conseguenza di tutto ciò? I consumi delle famiglie del Sud dovrebbero crescere più lentamente (+1,1% contro +1,7% del Centro-Nord)

Fuga di cervelli

Preoccupa pure lo ‘spopolamento’ di quelli che dovrebbero essere il futuro del Sud: tra il 2001 e il 2021 circa 460.000 laureati si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, per una perdita netta di circa 300.000 laureati nell’area. Nel solo 2021 circa 9.000 ‘dottori’ che hanno lasciato Sud (su un totale di 27.000) possedevano competenze Stem (acronimo di Science, Technology, Engineering e Mathematics): un terzo dell’investimento meridionale in competenze scientifiche e tecnologiche si è così disperso a favore dei sistemi produttivi diversi da quelli insediati al Sud.

Il Prodotto interno lordo tiene

Ma passiamo a quelle che invece possono essere definite come buone notizie. Ebbene, la Svimez stima una crescita del Pil italiano del +1,1% nel 2023, con una crescita nel Mezzogiorno (+0,9%) di soli tre decimi di punto percentuale in meno rispetto al Centro-Nord (+1,2%). Dovrebbe confermarsi, quindi, la capacità dell’economia meridionale di tenere il passo con il resto del Paese anche in questo anno, in un contesto di normalizzazione della crescita nazionale dopo la ripartenza sostenuta del biennio scorso. Secondo il direttore della Svimez, Luca Bianchi la notizia più rilevante è che nella dinamica post Covid “il Mezzogiorno ha agganciato la ripresa nazionale facendo segnare tassi di crescita sostanzialmente in linea con il resto del Paese”. Nello specifico, il Pil del Mezzogiorno è cresciuto del 3,5%, a fronte di una media nazionale del 3,7%, in linea con la media europea del 3,5%. Altro dato che fa ben sperare, una crescita occupazionale sostenuta, grazie alla quale è tornato su livelli di occupazione superiori a quelli osservati nel pre-Covid (+22 mila occupati nella media del 2022 rispetto al 2019). Va tuttavia rilevato che i posti di lavoro, al Sud, rimangono ancora al di sotto di circa 300 mila unità rispetto ai livelli raggiunti nel 2008.

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