mercoledì, 25 Dicembre, 2024
Geopolitica

Speciale Geopolitica N. 1

Un osservatorio sul mondo in rapida trasformazione, sui nuovi equilibri tra le superpotenze e sull’evoluzione degli schieramenti internazionali. L’ottica dei valori occidentali e lo spirito della cooperazione transatlantica ci aiutano ad analizzare problematiche e tendenze delle relazioni tra gli Stati, sempre più influenzate non solo da interessi economici, da tensioni sociali ma anche dalla ripresa di teorie e visioni strategiche che cercheremo di approfondire

Alcide De Gasperi, fondatore nel 1952 di questa testata, è stato un interprete e un protagonista degli anni difficili del dopoguerra non solo in Italia, ma anche nello scacchiere internazionale. La sua lucida visione sulla collocazione del nostro Paese in Occidente e sulla necessità di costruire un’Europa politica forte e amica degli Stati Uniti ha impedito che l’Italia corresse rischi altissimi e ha dato prestigio internazionale al nostro Paese.

È anche per rendere omaggio a queste scelte di De Gasperi che il nostro giornale oggi dà vita ad un inserto speciale dedicato al mondo che cambia. Noi crediamo che anche nell’analisi dei temi internazionali non esista una neutralità di pensiero. Ciò che è possibile e necessario è l’onesta intellettuale nell’indicare i valori che ispirano la nostra lettura dei fatti. E i nostri valori sono quelli della libertà, della democrazia, della coesistenza e cooperazione pacifica e del rifiuto di qualsiasi forma di dittatura, di autocrazia, di prepotenza, di violazione del diritto internazionale e di mire neo-imperiali basate sia sull’uso della forza che sul soft-power.

Con quest’ottica leggiamo quotidianamente ciò che succede e dedichiamo un’attenzione particolare in questo speciale ai temi di politica internazionale

L’invasione russa una minaccia alla pace mondiale

La decisione di Vladimir Putin, non condivisa neanche da alcune istituzioni rilevanti del sistema di potere russo, ha sconvolto il corso della storia di questo secolo, ha portato la guerra nel cuore di un’Europa che da più di 70 anni ha vissuto in pace. L’invasione dell’Ucraina semina morte e distruzioni, inveisce contro persone inermi, colpisce ospedali, scuole, luoghi che non fanno parte dello scenario bellico, consuma in maniera spietata crimini contro l’umanità, infliggendo ulteriori sofferenze al popolo russo e sconvolgendo gli equilibri faticosamente tenuti in piedi anche dopo la Guerra Fredda.

Putin si è reso responsabile di tutto questo e anche dell’isolamento internazionale in cui ha fatto precipitare il suo Paese: chi si fiderà più di una Russia che viola il diritto internazionale? Anche gli Stati che oggi non si son schierati contro Mosca (anche per interessi economici e non certo per chissà quale idealità) sanno benissimo che questo modo di fare è inaccettabile e che da un interlocutore come Putin possono e devono aspettarsi di tutto.

La fragilità del sistema di potere di Putin

La confusione creata dall’iniziativa a sorpresa di Prigozhin ha messo a nudo le crepe profonde che si nascondono dietro la propaganda che descrive il regime putiniano come un solido monolite. D’altro canto qualsiasi regime autocratico o dittatoriale dopo 20 anni comincia a scricchiolare anche perché al suo interno, in 4 lustri, crescono appetiti di potere di nuovi aspiranti protagonisti che sono stanchi di aspettare e non vedono l’ora che arrivi il loro turno. La Costituzione russa consentirebbe a Putin di mantenere il potere fino al 2036… E non è pensabile che dentro il regime siano tutti rassegnati ad aspettare altri 13 anni magari nel frattempo invecchiando e perdendo le energie necessarie per esercitare il comando.

Sarà anche per tenere a bada queste pressioni che Putin ha scatenato nel febbraio del 2022 la scellerata occupazione dell’Ucraina, sicuro di poter vincere in poco tempo e di presentarsi ai russi come il restauratore di un impero imploso per cause interne oltre 30 anni fa.

Putin ostenta sicurezza ma ormai solo qualche propagandista in buona o cattiva fede può ritenere che sia saldo al comando. Emergono ogni giorno particolari su solidarietà silenti o connivenze esplicite di parti dell’apparato soprattutto militare nei confronti della marcia su Mosca di Prigozhin. La lotta di potere per la successione a Putin è di fatto aperta. E a questa lotta viene subordinato perfino l’andamento della guerra di logoramento in Ucraina.

Le prospettive di pace

La guerra dovrà concludersi, auspicabilmente entro la fine del 2023, con un accordo tra le parti. Ma questo non comporta nessun cessate il fuoco che congeli l’attuale status quo che vede i russi illegalmente presenti sul 20% del territorio dell’Ucraina.

Gli Stati Uniti, l’Europa e la Nato stanno svolgendo un importante compito storico per dimostrare al mondo che nessuna prepotenza può essere tollerata: accettare oggi la politica del fatto compiuto in violazione del diritto internazionale significherebbe domani trovare il mondo in fiamme e la Terza Guerra Mondiale inevitabile.

Per questo i pacifisti farebbero bene a riflettere. Per costruire la pace non bisogna consentire ai prepotenti di affermare il loro diritto a violare le regole della convivenza internazionale. Anche a costo di sacrifici enormi.

La missione del Vaticano

La diplomazia della Santa sede messa in moto dal Papa continuerà a lavorare sottotraccia senza i clamori dei riflettori ed è bene che sia così. Il Cardinale Zuppi è la persona più idonea a svolgere con umiltà, prudenza e chiarezza della visione dei problemi questa delicata missione. Siamo certi che sul piano umanitario otterrà dei risultati e ci auguriamo che porti anche a sviluppi politici positivi del conflitto.

Ma a certi pacifisti che, in modo improprio se non volgare, strumentalizzano l’iniziativa del Vaticano per giustificare la loro propaganda a favore di Putin, ricordiamo che Bergoglio da 16 mesi in ogni intervento pubblico parla sempre del “martoriato popolo ucraino”.

I pacifisti a senso unico invece non dicono neanche una parola di riprovazione di fronte ad abitazioni civili, ospedali, scuole, ristoranti sventrati dai missili di Mosca in cui rimangono uccisi bambini, donne, vecchi e civili che non partecipano agli scontri militari. Prima di parlare di pace queste persone dovrebbero fare un esame della loro coscienza. Ammesso che ne abbiano una…

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