venerdì, 22 Novembre, 2024
Economia

Patuelli (Abi): banche italiane fuori dalle tempeste

Per il presidente dell’Abi Antonio Patuelli gli sforzi del sistema bancario italiano hanno fatto sì che le crisi d’Oltreoceano e della Svizzera non avessero ripercussioni particolarmente dolorose per l’economia del BelPaese. Grazie soprattutto “a una stretta vigilanza da parte della Bce (Banca centrale europea) e della Banca d’Italia”.

Il numero uno dell’Associazione bancaria italiana, intervenuto al Festival dell’Economia di Torino, ha però messo in chiaro che una crisi potrebbe davvero arrivare e mettere in ginocchio le aziende a causa dei tassi troppo alti d’interesse poiché le stesse imprese non hanno fatto piani pluriennali con previsioni di costi adeguati alla liquidità: “Il grande pericolo – ha spiegato – è che se i tassi dovessero ancora aumentare e rimanere a questi o addirittura superiori livelli per molto tempo, questo appesantimento che piano piano aumenta i costi può portare a delle crisi di imprese e conseguentemente al deterioramento di parti non trascurabili di credito bancario”. Un problema, questo, che ha colpito anche molti cittadini abituati a tassi a zero, “che sono stati a zero spaccato per sei anni e zero virgola negli altri quattro” e che quindi hanno portato a non fare i conti di previsione dei costi di mutui e prestiti nel frattempo aumentati.

Patuelli ha spiegato che il 63% dei mutui in Italia è a tasso fisso, ma quel 37% restante che ha scelto il variabile “ha risparmiato per gli anni antecedenti, che possono essere o uno o dieci o venti, ma paga di più ora e se non ha programmato questo costo rischia di avere difficoltà che significa quello che Bce e Confindustria indicano, e cioè che abbiamo una prospettiva di nuove crisi aziendali”.

Patuelli ha poi tenuto a precisare che per lo stato di salute delle banche italiane è più che buono: “I consuntivi del 2022 sono stati positivi, ma non bisogna commettere l’errore di pensare che questo è dovuto unicamente dall’aumento dei tassi di interesse che è avvenuto da luglio in poi. Nei primi sei mesi del 2022 le banche non andavano malissimo e non è che siano andate benissimo solamente perché dalla seconda metà di luglio è cambiata la tendenza dei cambi: sarebbe un’ingiusta, ingenerosa, parziale e lacunosa osservazione”.

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