“L’Italia può ambire ad un ruolo politico di primo piano in questo processo, grazie all’ottima performance in termini di sostenibilità ambientale, che la colloca in cima alla classifica dei paesi europei più virtuosi”. A dirlo con un pizzico di soddisfazione, ogni tanto infatti l’Italia primeggia, è il c’è troppa studi di Confindustria che mette in evidenza come in Europa, l’Italia può ambire ad avere un ruolo guida in un settore strategico come l’ambiente per aver rinunciato alla produzione e sfruttamento del carbone. Una rinuncia che oggi favorisce non solo la qualità dell’aria ma anche aver avuto il coraggio di una svolta.
“Il Green New Deal annunciato da Ursula von der Leyen punta a una piena de-carbonizzazione della società europea entro il 2050, ponendo ancora una volta la UE all’avanguardia nella lotta globale ai cambiamenti climatici”, scrive Confindustria che poi passa all’elogio del Paese. “L’Italia può ambire ad un ruolo politico di primo piano in questo processo”. Il motivo è la “sostenibilità ambientale” , che il Centro studi di Confindustria sintetizza e spiega così: “In rapporto al Prodotto interno lordo, le emissioni di gas serra risultano infatti del 21 per cento più basse della media UE, il consumo di materia prima del 36 per cento e il consumo di energia addirittura del 57 per cento”. Quindi l’Italia è riuscita a primeggiare con il taglio di produzione e consumo di carbone. Passi sfavorì sono stati fatti anche degli Stati Uniti ed Europa, “che hanno intrapreso da tempo un processo di contenimento delle emissioni di gas serra, opposto a quello osservato nel mondo emergente”, scrive Confindustria. Ma ci sono sostanziali differenze, perché mentre l’Europa ha fatto tagli e riduzioni drastiche in America il carbone viene ancora utilizzato e comunque era tra le materie prime più usate e sfruttare.
“A differenza della performance europea, però, quella americana”, evidenzia Confindustria, “sconta livelli di inquinamento di partenza molto alti, che collocano ancora oggi il paese tra i meno virtuosi al mondo”. Il vero problema dell’inquinamento da carbone è rappresentato dalla Cina e dall’India due super consumatori i quindi inquinatori.
“Cina e India, in piena fase di sviluppo”, sottolinea Confindustria, “mantengono un profilo di crescita delle emissioni che, vista la loro dimensione assoluta, appare incompatibile con l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, come definito dagli Accordi di Parigi del 2015”.