Durante le festività pasquali la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma si è trasformata in set cinematografico per un film necessario, tratto da un best seller che tutti dovremmo conoscere: “Leggere Lolita a Teheran”di Azar Nafisi. Sul sito Coming Soon è già notizia: “Leggere Lolita a Teheran”, girato e prodotto nel 2023 tra Israele e Italia, presto arriverà nelle sale.
Il film è diretto da Eran Riklis, con la partecipazione di Golshifteh Farahani. L’adattamento cinematografico di questo best seller (nella lista dei bestseller del New York Times per 117 settimane) che è stato tradotto in 32 lingue, è prodotto da Eran Riklis Productions, Topia Communications, Rosamont, Minerva Pictures con il contributo del Ministero della Cultura. La trama attinge dalla vita di Azar Nafisi, insegnante di letteratura inglese a Teheran, allontanata dall’università nel 1995 per il contenuto delle sue lezioni: lei non si arrende e crede nel potere salvifico della letteratura, così ogni giovedì mattina, a casa sua, organizza seminari di letteratura per le sette migliori studentesse del suo corso: Manna, Nassrin, Mahshid, Yassi, Azin, Mitra e Sanaz.Al seminario si discute di letteratura, in particolare di grandi romanzi come Lolita, Il grande Gatsby, Orgoglio e pregiudizio, Cime tempestose, Daisy Miller e Piazza Washington di Henry James, ma anche Invito a una decapitazione, Le mille e una notte e altri. Tutti vengono analizzati alla luce delle esperienze che le ragazze e la professoressa vivono nella repubblica iraniana. Il movimento circolare del ballo è uno dei leitmotiv principali del romanzo e simboleggiano il mondo fasullo che i carcerieri impongono e che costringono a muoversi in cerchio, in una gabbia di cui, se passivi, si è complici. Il peggior crimine di un regime totalitario, è costringere i cittadini, comprese le sue vittime, a diventare sue complici.
Nata il 20 dicembre del 1955 a Teheran, residente negli Stati Uniti Azar Nafisi è una scrittrice che sa ricordarci quanti la letteratura sia un atto di rivoluzione, di coraggio, sempre d’amore perché permette all’uomo di conoscere l’uomo, elidendo così ogni distanza e oggi, più che mai, in un Iran in cui le pene si inaspriscono anziché allentarsi, fino ad estromettere dall’istruzione le donne che non accettano il velo, tutti dovremmo sentirci iraniani e porci al loro fianco per la libertà. Nei due decenni successivi alla rivoluzione di khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell’impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti.
Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d’amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
“Innamorarsi a Teheran, guardare i fratelli Marx a Teheran, leggere Lolita a Teheran. Così iniziava una lista di cose segrete che Azar Nafisi aveva stilato nel suo diario e che si rimproverava di aver taciuto a tutti. Molte delle altre, a tanti anni di distanza, ha deciso di raccontarle in questo libro. Che è un ritratto del padre, sindaco di Teheran all’epoca dello scià, e della madre, fra le prime donne entrate al parlamento iraniano. È la storia dei tradimenti di lui, del mondo fantastico in cui lei a poco a poco trasforma la realtà insopportabile che la circonda, e della forzata, dolorosa connivenza dell’autrice con il padre. Ma anche e soprattutto la rivelazione di come a volte le dittature sembrino riprodurre i silenzi, i ricatti, le doppie verità su cui si regge il primo, e più perfetto, sistema totalitario: la famiglia.” Così la casa editrice Adelphi presenta al pubblico questa straordinaria scrittrice che, sì, ci riguarda tutti.