La Corte Costituzionale, riconoscendo illegittima la normativa della Regione Sardegna, ha stabilito che è il Parlamento a dover decidere sul numero massimo di mandati consecutivi dei sindaci.
La Consulta ha quindi dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge emanata dalla Regione Sardegna che disponeva la possibilità di aumentare i mandati consecutivi per i sindaci dei piccoli comuni. Il provvedimento risalente all’11 aprile del 2022 consentiva ai sindaci dei comuni con popolazione fino a tremila abitanti di poter essere eletti per quattro mandati di fila, mentre un numero massimo di tre mandati consecutivi ai sindaci dei comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti.
“La disposizione impugnata viola il principio di eguaglianza nell’accesso alle cariche elettive di cui agli artt. 3 e 51 Cost., e così facendo eccede i limiti posti dallo statuto alla competenza primaria della Regione autonoma Sardegna. Non può condividersi la tesi della resistente secondo cui la diversa regolamentazione da essa prevista si giustificherebbe in ragione delle peculiari condizioni dei Comuni dell’Isola”, si legge In un passaggio della sentenza, in riferimento alle motivazioni della Regione.
Riguardo la possibilità di estendere i mandati consecutivi dei piccoli comuni, nella sentenza si legge: “Nemmeno lo scarso numero o l’assenza di candidature nei comuni poco popolosi e periferici potrebbero rilevare, ai fini che qui interessano, quali peculiari condizioni locali”.
Il Presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, si è espresso a riguardo dichiarando: “Nella sentenza non si affronta la questione della permanenza in carica dei sindaci alla quarta elezione, la decisione verrà delegata ai vari orientamenti giuridici. Quella che potrebbe essere una certezza è l’incandidabilità alla prossima tornata elettorale dei sindaci al quarto mandato”.
Sul tema si era pronunciato anche il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani che aveva affermato: “Sul terzo mandato per i sindaci nei Comuni con meno di 15mila abitanti ci sono forti dubbi di incostituzionalità”.