La tornata elettorale del 26 gennaio prossimo in Calabria presenta motivi di interesse sia sul piano nazionale che su quello strettamente locale.
Anche se un po’ meno rispetto all’Emilia Romagna, i nuovi equilibri disegnati dalle urne contribuiranno a definire l’aspettativa di vita del governo giallo-rosso in carica, oltre a determinare la maggioranza che sarà chiamata a reggere le sorti di una regione che da tempo attraversa una stagione difficile.
La nuova classe dirigente dovrà fare i conti con un quadro generale tutt’altro che esaltante; basti pensare al fatto un giovane su due è senza lavoro e che, come si evince dalla Relazione sull’Economia redatta della Banca d’Italia la regione continua a caratterizzarsi per livelli di povertà e disuguaglianza elevati, che risultano strettamente connessi alla diffusa mancanza di occupazione e resta accentuato il sostegno ai redditi derivante da trasferimenti pubblici, quali ad esempio il Reddito di inclusione, ora sostituito dal Reddito di cittadinanza.
Insomma dal punto di vista occupazione e dello sviluppo la situazione non è rosea. Ciò spinge molti ragazzi a lasciare la propria terra nella speranza di realizzarsi altrove. È evidente che questo contesto è determinato anche dalla piaga della ‘ndrangheta e dal suo elevato livello di penetrazione nel tessuto sociale, economico e politico.
Le recenti operazioni antimafia messe a segno dalle forze dell’ordine e dalla magistratura impongono – fermo restando il principio della presunzione di innocenza fino a sentenza passata in giudicato – un cambio di passo di partiti e i movimenti che sono chiamati ad una presa di posizione forte ed inequivocabile contro le cosche. In questo clima rientra l’iniziativa promossa dal Coordinamento regionale di Avviso Pubblico Calabria che ha chiesto alle candidate e ai candidati alle prossime elezioni regionali 2020 di firmare “dodici impegni concreti per prevenire e contrastare mafie e corruzione, mettendo in atto comportamenti credibili e responsabili”.
Secondo i vertici dell’associazione nata nel 1996 per riunire gli Amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica “mafie e corruzione rappresentano una minaccia attuale per la nostra democrazia e la nostra sicurezza. Una zavorra per lo sviluppo della nostra economia”.
“La repressione da sola non basta – si legge in una nota – serve, nel contempo, un’azione di prevenzione fondata sulla partecipazione civica e sull’esercizio della buona politica, a partire dagli Enti locali e dalle Regioni”.
Di qui l’appello ai candidati e alle candidate alla carica di presidente e di consigliere di firmare e ai calabresi onesti, che hanno a cuore la nostra regione e il nostro Paese, di sostenerlo e di aiutarci a diffonderlo”. “La Calabria – concludono gli esponenti di Avviso Pubblico – deve cambiare passo in nome della giustizia sociale, della legalità e della buona amministrazione, e per farlo necessita dell’aiuto di tutti i calabresi onesti e responsabili”.