Ftse Mib, continua il trend positivo
Il governatore della Banca d’Italia a Milano, all’Assiom Forex ricorda che”La crescita dell’economia italiana si ridurrebbe quest’anno allo 0,6%”. Lo spread è calato ma resta circa il doppio di quello in Spagna e in Portogallo. Visco tocca tutti i temi legati all’economia e alla finanza globale, con un occhio di riguardo alla situazione italiana, per la quale ricorda le previsioni secondo cui “dopo la diminuzione dello 0,1% registrata nel quarto trimestre del 2022, la crescita dell’economia si ridurrebbe quest’anno allo 0,6%”. Per questo, “un’azione prudente della politica di bilancio – ha ricordato il governatore – ha contribuito, nel nostro Paese, alla riduzione del differenziale di rendimento rispetto ai titoli di Stato decennali della Germania (lo spread, ndr), attualmente inferiore a 190 punti base”.
È stata una settimana positiva sul mercato azionario italiano che, sostenuto dall’ottimo comportamento del settore bancario e dal recupero di quello industriale, ha compiuto un nuovo balzo in avanti ed è salito sui massimi degli ultimi mesi. L’indice Ftse Mib ha strappato infatti al rialzo ed è salito oltre 27.100 punti. Il trend primario rimane quindi positivo (i principali indicatori direzionali si trovano infatti in posizione long) anche se il forte ipercomprato di breve termine può impedire un ulteriore allungo e innescare una fisiologica pausa di consolidamento. Difficile per adesso ipotizzare un’inversione ribassista di tendenza: da un punto di vista grafico, infatti, soltanto una discesa sotto i 25.600 punti potrebbe fornire un segnale negativo e innescare una correzione di una certa consistenza.
Il rialzo dei tassi della Bce
La Banca centrale europea ha confermato le attese. Ha aumentato di 50 punti base i tassi, annunciando una stretta analoga (+50 punti) nella riunione di marzo, ribadendo anche di volerli aumentare successivamente – sia pure in coerenza con i dati in arrivo – «in modo significativo» e «a un ritmo costante» e di volerli poi mantenere a un livello che garantisca un ritorno «tempestivo» dell’inflazione all’obiettivo del 2%. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Bce salgono rispettivamente al 3,00%, al 3,25% e al 2,50%, con effetto dall’8 febbraio 2023.
La Bce ha anche confermato di voler iniziare, da marzo 2023, un’operazione di riduzione del portafoglio accumulato con il quantitative easing (Il programma App), che scenderà di 15 miliardi al mese, in media, fino a giugno, per poi definire in un secondo momento il ritmo dei mesi successivi.
Il rapporto annuale del Censis sul risparmio
La quasi totalità degli italiani (il 92,7%) è convinta che l’impennata dell’inflazione durerà a lungo, il 76,4% ritiene che non potrà contare su aumenti significativi delle entrate familiari, il 69,3% teme che il proprio tenore di vita si abbasserà il 64,4% sta intaccando i risparmi. Secondo il Rapporto annuale sul risparmio Acri-Ipsos il risparmio viene visto allora come una forma di salvaguardia con una crescente propensione verso la liquidità (63% nel 2022) come soluzione di protezione verso l’imprevisto, denotando una visione poco lungimirante e, in parte, legata alla difficoltà di identificare l’investimento ideale. Eppure, nel dichiarato gli italiani privilegiano un impiego del denaro diverso dall’accumulo identificato come fine a sé stesso.
Per citare un articolo a firma di Massimiliano Maccari su nicolaporro.it, “Investimenti: se aspetti l’occasione perfetta, perdi tante occasioni giuste”, quand’è il momento “giusto” per investire? Quando si verificherebbero quelle condizioni prive di rischio per cui si possono investire i propri soldi senza dover sopportare quella volatilità tipica dei mercati? L’autore ricorda come molti risparmiatori hanno il ricordo di una sorta di periodo d’oro per gli investimenti: quegli anni ‘70 e ‘80 in cui si poteva acquistare un Buono Postale o un Btp e aspettare la scadenza vedendo il proprio gruzzoletto rivalutato, senza ansie o preoccupazioni. In questo viaggio a ritroso negli anni settanta e ottanta ci si dimentica però di ricordare che l’inflazione in Italia non scese sotto la doppia cifra dal 1973 al 1983 toccando il picco del 24% nel 1974. E quindi i rendimenti reali pari alla differenza tra il tasso d’inflazione (a due cifre) ed il rendimento effettivo a scadenza.
Quando ci sarebbero queste famose condizioni perfette per investire? Secondo Maccari ( e non si può che aderire a quest’affermazione) mai e sempre : mai se pensiamo di investire solo quando si può senza correre rischi, sempre se si accetta e la volatilità intrinseca ad ogni investimento (non solo finanziario!).