Due settimane di tempo per trovare una via d’uscita alla crisi della sanità pubblica. È ciò che concedono al Governo i medici e i dirigenti ospedalieri, se non sarà definito un confronto sui mali che affliggono
la sanità pubblica. Di fronte ad ulteriori silenzi, avvisano i medici, dal 15 dicembre inizieranno scioperi e sospensioni dal lavoro per quello che indicano come primo “passo di un lungo periodo di proteste”.
Salvare la sanità pubblica
La decisione di arrivare al muro contro muro è spiegata da Pierino Di Silverio, segretario Nazionale Anaao: “Scendiamo in piazza per manifestare la nostra esigenza improcrastinabile di salvare il Servizio sanitario nazionale o quel che ne resta. La manifestazione è il primo passo di un lungo periodo di proteste che, se non saremo ascoltati, porterà anche al blocco delle attività”. Per i medici ci sì troverà, al di là delle loro prese di posizioni, ben presto di fronte al divampare di problemi che ricadranno in particolare sui pazienti e su quanti si rivolgono al sistema sanitario pubblico. Troppe infatti le lacune e i problemi che rimasti irrisolti hanno generato una precarietà nei servizi e la disaffezione dei medici.
Umiliati dal disinteresse “Manifestiamo contro il definanziamento e l’assenza di programmazione”, fa presente Pierino Di Silverio, “nonché il preoccupante e assordante silenzio istituzionale. E manifestiamo perché anche i cittadini capiscano che a rischio c’è la salute di tutti, a rischio oggi è l’intero sistema
sanitario pubblico”. La salute ricorda il segretario Nazionale Anaao, “è un bene comune e in quanto tale ha il diritto di essere considerato non solo un obbligo legislativo, ma è etico salvarlo e tutelarlo nonché proteggerlo. E noi lo proteggeremo con tutte le nostre forze e le armi a disposizione”. Quello che più “umilia” i medici è il silenzio delle istituzioni. “Se questa è la considerazione in cui vengono tenuti migliaia di professionisti che hanno evitato al Paese una Caporetto sanitaria, essi reagiranno con un corale ‘basta”’ annunciano al Governo e Ministero, “ai turni eccessivi, al lavoro oltre l’orario dovuto, a fare in tre il lavoro di sei, a rubare tempo alla vita. Per godersi, finalmente, 5 milioni di giornate di ferie arretrate, recuperare 10
milioni di ore di straordinario, stare a casa a Natale e Santo Stefano. Senza farsi mancare Capodanno e Befana”.
Le richieste e i silenzi
La sanità pubblica vista dalla parte dei medici e del personale sanitario, appare in ritardo su tutto. Anche sul terreno delle decisioni da prendere di fronte alle scadenze non rispettate dei contratti di lavoro non rinnovati . “Abbiamo registrato solo una dichiarazione circa l’opportunità di aumentare la retribuzione, non ancora seguita da fatti concreti. Nemmeno una convocazione da parte del Ministro, o un accenno, benché richiesto più volte e in più tempi. Non una sola parola”, sottolineano i medici, “sul rinnovo di un contratto di lavoro che
impolvera nelle stanze del Ministero dell’Economia e finanze candidato ormai a gestire anche la salute”.
Un alleato per una svolta
Anche se finora non ci sono iniziative concrete o una data di un possibile incontro tra Governo e medici, qualcosa comunque di nuovo c’è.
A smuovere le acque in favore delle richieste di Associazioni e sindacati di categoria della sanità è il leader del Terzo Polo, Carlo Calenda che nel recente incontro con il premier Giorgia Meloni, definito “molto positivo e costruttivo”, il tema sanità è tornato tra le priorità. A dirlo è il leader di Azione, che punta su un aumento
cospicuo di fondi da destinare alla “questione della sanità e in particolare all’aumento degli stipendi per gli infermieri e un maggior supporto per circa 6 miliardi”.