Creare valore economico. Il punto nodale di tutta “la Discussione” politica si incentra sulla creazione di valore. Certo, anche i valori civili e sociali hanno il loro peso ma di fronte alla povertà e all’impossibilità di trovare un lavoro o all’angoscia di perderlo, questi altri valori passano in secondo piano.
Purtroppo si è dematerializzato troppo e non abbiamo saputo governare l’incalzante progresso tecnologico. Siamo entrati dentro l’intangibile e il web, senza renderci conto che la vera forza di un Uomo e di una Nazione è il “lavoro”.
Avevamo iniziato a ragionare di autoimprenditorialità, imprenditivi e imprenditori ma non abbiamo fatto in tempo a diffondere la cultura del lavoro umano. Neppure l’Enciclica di Giovanni Paolo II c’è riuscita. Ed eravamo nel 1981.
Abbiamo, purtroppo, addirittura considerato il lavoro quasi un disvalore: chi deve lavorare per vivere, non è un uomo da invidiare.
Rincorrere la felicità dell’effimero chi ha disorientati.
Ora quelli che pensano di essere i più saggi, organizzano fraseggi belli da sentire e da ripetere in cronaca, ma la responsabilità è anche loro. Nessuno può tirarsi fuori dal problema. Come nessuno può dire di aver fatto il massimo, anche votando. Andare a votare è un valore e un lavoro necessario. Ci auguriamo che gli astensionisti capiscano che il loro voto è utile e indispensabile, qualunque esso sia.
Non c’è il diritto all’astensione e all’irresponsabilità. Troppo facile dire che tanto sono tutti uguali. Non è vero. Gli astensionisti, sono tutti uguali e omologati al non pensiero.
L’Italia dovrà destarsi, alle prossime elezioni, sia regionali che nazionali. I politici dovranno sforzarsi di fare programmi attuabili e non semplicemente appetibili. Ma gli Italiani devono tornare a votare, tutti. Perché se si affonda si affonda tutti, compresi coloro che con senso di ingiustificata superiorità, non sanno neppure più dove sta la loro scheda elettorale, tanto tempo è passato dall’ultima volta che l’hanno avuta in mano.
Ognuno è responsabile di quello che succede a tutti. L’indifferenza ci sbrana e ci uccide.
Se negli anni cinquanta si vedeva per strada un litigio, soprattutto tra un uomo e una donna, tutti correvano e si davano da fare; oggi, di fronte alla stessa scena, non interviene più nessuno, anzi, ci si allontana velocemente. E se ci fosse tua moglie in quella lite? O tua figlia? O tua madre?
Non possiamo scherzare con la solidarietà. Noi aspettiamo ancora che gli studenti e i lavoratori tutti, diano un segnale tangibile del loro dissenso ai loro colleghi lavoratori dell’ex ILVA e dell’ex Alitalia. Altro che sardine e pesciolini di cartone. Altro che alzare cori contro l’uomo nero. Occorre mettersi seduti a studiare i problemi reali e avanzare proposte da qualunque luogo e con qualunque mezzo. Non basta più solo commentare e criticare.
Che si fa? Apriamo questa sacrosanta “Discussione”?