lunedì, 23 Dicembre, 2024
Europa

Germania, dopo lo Zar arriva il Mandarino

I legami commerciali tra Berlino e Pechino al centro di forti critiche

Il governo tedesco ha sostenuto un accordo controverso che consente al colosso statale cinese Cosco di acquistare una partecipazione in un terminal nel suo porto più trafficato, quello di Amburgo, nonostante diversi ministeri federali abbiano avvertito che questa scelta costituirebbe un rischio per la sicurezza nazionale.

Il governo del cancelliere Olaf Scholz ha dato il via libera a un compromesso in base al quale Cosco avrebbe acquistato una partecipazione “inferiore al 25%” del terminal container di Tollerort, di proprietà di Hamburger Hafen und Logistik AG (HHLA).

Scholz, che è stato sindaco di Amburgo, sembra voler seguire la politica di Angela Merkel, mantenendo forti legami commerciali con la Cina, anche se i funzionari dell’Unione europea hanno avvertito che Berlino, in questo modo, è destinata a ripetere gli errori del passato, in riferimento al suo affidamento sull’energia russa.

Negli ultimi anni Cosco ha rapidamente ampliato le sue risorse portuali europee. Possiede partecipazioni in Rotterdam e Anversa, i due porti più grandi d’Europa, possiede il porto del Pireo ad Atene, oltre a una partecipazione di controllo in un terminal nel porto belga di Zeebrugge.

Sta inoltre sponsorizzando la costruzione del più grande terminal container interno d’Europa proprio in Germania, presso il porto fluviale di Duisburg.

Frank Müller-Rosentritt, membro della commissione per gli affari esteri del parlamento tedesco ha recentemente dichiarato: “Per Scholz il porto di Amburgo può essere un progetto economico; per Pechino, una partecipazione nel terzo porto più grande d’Europa è un altro pezzo del puzzle nel gioco del potere geopolitico di Xi Jinping”. Müller-Rosentritt ha anche aggiunto: “Mentre discutiamo se e quanto controllo potremmo essere disposti a vendere alla Cina, una partecipazione tedesca in un porto cinese sarebbe inequivocabilmente bloccata da Pechino. Se le autorità cinesi temono il coinvolgimento tedesco nelle loro infrastrutture critiche, non dovremmo essere mortificati dal coinvolgimento cinese nelle nostre?”.

La decisione è arrivata mentre Scholz si prepara a diventare il primo leader dell’Europa occidentale a visitare Pechino dall’inizio della pandemia di coronavirus. Visiterà la capitale cinese per un’udienza con Xi durante la prima settimana di novembre, prima di recarsi al Vertice del G20 a Bali.

Scholz ha confermato la scorsa settimana che avrebbe portato con sé una delegazione di imprese tedesche, decisione che ha suscitato critiche in Germania e in tutta Europa.

Un portavoce del governo ha affermato mercoledì che la decisione “non ha nulla a che fare con l’imminente viaggio del cancelliere in Cina”.

Su entrambi i fronti, Scholz ha mostrato la volontà di contrastare l’opinione pubblica, politica ed accademica per mantenere forti legami commerciali con la Cina.

Cinquantacinque sinologi tedeschi hanno sottoscritto una lettera a Scholz, pubblicata dal quotidiano Zeit, avvertendo che la vendita “farebbe il gioco di un regime che negli ultimi anni ha represso il suo popolo in modo sempre più spietato, e fa correre ad Amburgo e alla Germania un rischio politico che supera di gran lunga il vantaggio economico sperato”.

Nel frattempo, un sondaggio di Der Spiegel ha rilevato che l’81% dei cittadini tedeschi è “contro la partecipazione di Cosco” nel porto, e solo il 13% è a favore.

Ciò nonostante, la Germania, come già aveva fatto negli scorsi anni con la Russia di Putin, intende permettere a Pechino di incunearsi nell’asse societario di una delle maggiori infrastrutture tedesche nel settore dei trasporti. La vicenda tocca da vicino anche l’Italia, in quanto la compagnia di logistica Hamburger Hafen und Logistik AG (Hhla) di cui la Cina potrebbe ora acquisire fino al 25%, ha concluso all’inizio dell’anno scorso un’operazione per l’acquisizione del 50,01% della società triestina Piattaforma logistica Trieste. È lecito quindi sollevare alcuni interrogativi sulle implicazioni che queste acquisizioni cinesi hanno anche in termini di concorrenza. Cosco riceve infatti fondi statali dalla Cina e, quindi, non compete allo stesso livello di altre imprese nel settore. La sua posizione dominante sul mercato è un potenziale strumento di controllo geopolitico per Pechino. Una cosa su cui riflettere.

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