Nel III canto dell’Inferno dantesco si collocano gli ignavi; coloro che quando Lucifero si ribellò non si schierarono né dalla sua parte né dalla parte di Dio. E pertanto sono da ogni dove indesiderati, trattati da Dante forse ancor peggio di quelli che scelsero il male. Non fare, non essere infatti non si rappresenta come qualcosa di secondario: non è un peccato, è il peccato. L’indolente inerzia che spesso accompagna nello spirito l’ignavia è soltanto una parte del peccatore: perché non sta peccando solo contro il prossimo ma anche e soprattutto contro sé stesso.
OPERARE PER IL CAMBIAMENTO
Non sapere e non volere scegliere, astrarsi fuori dal cambiamento delle cose non è un male minore. E questo Dante ce lo rende ancor più che evidente. Eppure fino ad ora non avevo mai riflettuto sul fatto che il male peggiore compiuto dagli ignavi non stia unicamente nel non aver scelto da che parte stare, per che cosa lottare, in quali valori credere, nell’adesione ad un principio etico e non di convenienza – ma nell’adeguarsi invece a quello dei più forti; nel crogiolare la propria esistenza aggrappandosi alla legge del più forte e celebrando il carro dei vincitori.
DALLA PARTE DEL PIÙ FORTE
Già, perché scegliere di stare dalla parte del più forte senza neanche sapere che cosa si sceglie, senza comprendere perché, senza l’effettiva interiorizzazione di un credo, è un peccato volontario e non un mezzo conveniente per astuti o disillusi. Scegliere la convenienza momentanea non è mai realmente conveniente. Significa operare contro la nostra stessa natura. Siamo nati per essere, per scegliere, per volere, per compierci nelle nostre azioni: frutto della qualità dei nostri pensieri.
LA COMODITÀ È SCOMODA
Ma, è pur vero, non è cosa facile da realizzare. È più comodo adagiarsi in balia degli eventi e farsi trasportare dai flutti, senza sforzarci di capire, senza voler cambiare: noi stessi né lo stato delle cose intorno a noi. Eppure dobbiamo farlo: non perché si rappresenti come una regola, non per il rischio di essere feriti da vespe, mosconi e vermi mentre inseguiamo – spogliati dei vestiti e delle identità – un’insegna che corre sempre più veloce, vittime della legge del Contrappasso. Ma perché ci è necessario: è nella nostra natura, come per Dante queste anime morte “mai non fur vivi”.
LA FORZA DELLE SCELTE
L’uomo è un essere sociale e si riflette nel suo dovere verso la società, che se incompiuto non lo rende degno di chiamare vita quella che ha vissuto. Non dobbiamo votare il meno peggio, non dobbiamo schierarci dalla parte del più forte: dobbiamo – perché lo vogliamo e soprattutto lo dobbiamo a noi stessi – crederci, esserci, secondo la nostra natura, secondo la purezza e la forza delle nostre scelte.