«Sono una scrittrice: uso la gente per scrivere. Il mondo stia in guardia.» Così Sharon Stone a Michael Douglas alias Catherine Tramell al detective Nick Curran nel super-pop Basic Instinct di Paul Verhoeven. Il ritratto che fa di sé con schiettezza la brillante psicologa, che ha approfondito anche lo studio della letteratura, è cinico ma non così distante dal modus operandi – anzi, vivendi – di molti altri scrittori esistenti. E solo apparentemente utilitaristico.
PADRONE E SCHIAVO DEL MEZZO
Infatti sposterei lo sguardo ancora verso un’altra direzione; non è in effetti lo scrittore ad utilizzare freddamente un mezzo: bensì è l’unica, disperata e pure gioiosa voce di cui può servirsi, rendendosene contemporaneamente e doppiamente servo – ovvero, partecipandovi completamente: nessuna freddezza, nessun distacco, nessuna possibile ombra di cinismo. Lo scrittore cioè è il primo a mettersi attivamente in gioco: in un ruolo che è attivo e passivo al contempo. In sostanza dunque non può usare, perché usa prima di tutto e tutti sé stesso. E pertanto non utilizza lo scrivere quale mezzo, ma come grido d’aiuto: quale unica risorsa per esprimere al di fuori di sé ciò che ha dentro; rendendosene appunto padrone ed anche schiavo, nella ritmica alternanza tra le due figure, tra l’alto e il basso, tra fuori e dentro. Dovendo a sé stesso e all’altro per cui scrive – mentre scrive anche diretto a sé – una totale, prepotente umiltà.
L’AUTONOMIA DELLA SCRITTURA
Spesse volte ho utilizzato anch’io questo mio unico mezzo, nella speranza che potesse spiegarsi al mio posto: quasi come prendesse vita autonoma ed indipendente rispetto al mio stesso arbitrio. E ho ringraziato il cielo di poter usufruire dello strumento principe di cui io stessa rendermi essenziale e principale oggetto. Qui dove risiede questa sua grande meraviglia: quella di essere soggetto ed oggetto al contempo. Un po’ come nella visione del premio Nobel per la letteratura Joseph Brodskij: la scrittura afferma e pure nega chi scrive – perché mentre io scrivo sono me stesso e medesimamente interpreto l’altro, e tutto ciò che è fuori di me.