Risparmiare il consumo dell’elettricità e del gas è un impegno del Governo.
E mentre le cifre sulle bollette della luce e del gas lievitano a vista d’occhio, facendo infuriare le famiglie italiane perché i conti non tornano più, lo Stato – per forza maggiore – trova il suo rimedio, imponendo – doverosamente – limitazioni e sanzioni.
Sembra, purtroppo, tornare indietro al periodo della pandemia da Covid-19, quando con una successione di decreti – per tutelare la salute dei cittadini – si impose il divieto di circolazione e di assembramenti anche in casa, avvalendosi dell’articolo 32 della Costituzione perché: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Ora le limitazioni scaturiscono da fattori diversi e soprattutto da una guerra che ha fatto decuplicare i costi.
Le imprese battono cassa e benché si promettano interventi a pioggia tutti i beni e servizi sono enormemente lievitati ed anche le famiglie si lamentano.
In tal senso, forse, vi sarà maggiore avvicinamento al dettato costituzionale di cui all’articolo 2, nella parte in cui è detto che:
“La Repubblica….richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Le restrizioni sui comportamenti delle persone mettono a dura prova la classe politica attuale, benché si tratti di problemi anche ereditati.
L’esigenza della ricerca e approvvigionamento delle materie in questione parte da lontano. Enrico Mattei, classe 1906, quando, nel 1945, venne nominato commissario liquidatore dell’Agip (Azienda Generale Italiana Petroli), istituita nel maggio del 1926 e che lui, invece, valorizzò. Egli, con la sua lungimiranza e conoscenze tecniche, riorganizzò l’azienda e nel 1953 ne fece una multinazionale denominata ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), dando un nuovo impulso alle perforazioni petrolifere nel territorio italiano e non solo. Non riuscì, però, a decollare per prevalenti motivazioni di ordine politico su quelle di carattere tecnico ed economico, benché già negli anni trenta esistevano negoziati col Governo di Mosca per un incremento delle importazioni petrolifere.
Il braccio di ferro, comunque, tra “mano pubblica” ed “interessi privati” ha sempre rallentato lo sviluppo della ricerca in Italia e nei territori limitrofi. Basti pensare che un provvedimento legislativo sulla ricerca e coltivazione degli idrocarburi, iniziato nel 1949, concluse il suo iter con la legge l’11 gennaio del 1957, n. 6, tuttora vigente.
A sostegno della causa di Enrico Mattei, contrario al piano di vendita dell’Agip a terzi, nel luglio del 1949, a Fiuggi, in un convegno, si schierò anche il senatore Ezio Vanoni, allora Ministro del Commercio Estero, il quale disse che: “Il metano e il petrolio garantiscono delle rendite di posizione che possono essere eccezionali. Può lo Stato essere indifferente al fatto che gruppi privati possono realizzare guadagni sull’ordine di decine di miliardi?…
E lo stesso Enrico Mattei, nei primi del 1950, scriveva, infatti, che: “…il dilemma fra gestione privata e gestione statale delle miniere di idrocarburi ha perduto l’iniziale carattere economico e giuridico ed è diventato una questione squisitamente ed esclusivamente politica”.
Occorre che la politica abbracci con senso di responsabilità, tempestività ed equilibrio una causa così delicata e che riguarda l’intero ciclo di vita ed i relativi bisogni della collettività italiana, a qualsiasi ruolo e classe essa appartenga. Ne va di mezzo l’economia nazionale e la sicurezza dei servizi essenziali, nonché la credibilità internazionale.