Nel mezzo del cammino verso il voto,
in un’estate torrida e rovente,
il frinire del Grillo, finalmente,
stonava come un verso d’Ostrogoto!
Più forte, allor, frinivan le cicale,
povere loro, indotte in tentazione:
così vogliose di far la tenzone,
certe di vincer e indi governare!
Così cantavan forte la vittoria:
di qui la destra coi Meloni estivi,
con il contorno strano di due Divi,
uno a rinverdir la foga sua amatoria,
l’altro a cercar sconvolgimenti Interni,
ché se ridanno a lui quel Ministero,
non si darà più spazio al forestiero:
ha certo in mente metodi moderni.
Sul fronte opposto siede la sinistra,
così composita da essere noiosa:
senza più quercia, tenue il suo rosa,
non si capisce cosa ci amministra:
se la ricetta piatta di Calenda,
dall’acceso sentore di bromuro,
o se il rifiuto ancora forte e duro
di chi ha segnato solo “no” in agenda.
Al centro un vuoto come un buco nero,
ove si perdon come una fanciulla,
supposti capi, leader del nonnulla,
che volean sfidare il mondo intero!
Il guaio un po’ per tutti è il Rosatello:
tutti si senton già parlamentari,
già fatti fuori tutti gli avversari.
Ma è molto traditore quel vinello…