Da tempo i cittadini sono delusi dai partiti nel loro complesso e dai libri dei sogni con cui viene carpito il loro consenso.
Nelle elezioni del 2013 e soprattutto in quelle del 2018 la delusione e il gran rifiuto della politica tradizionale si è tradotto in una forte avanzata delle forze populiste e demogogiche. Ne sono scaturite due legislature piuttosto convulse durante le quali i partiti hanno continuato a dividersi al loro interno, poco o nulla è stato realizzato di quello che era stato promesso dai vincitori e il solco tra governanti e governati si è approfondito.
L’offerta politica non è stata all’altezza delle esigenze dei cittadini che confusi, disorientati e disillusi disertano le urne. Per ridare fiducia ai cittadini servono alleanze chiare e non continui cambiamenti di casacca e di maggioranze. Ma servono soprattutto poche proposte chiare su cui i partiti e le coalizioni devono presentarsi agli elettori. Chi fa proposte indichi anche con precisione i costi per realizzarle, dove andranno reperite le risorse necessarie e i tempi di attuazione. Oppure taccia.
I sondaggi sulle intenzioni di voto, pur delineando una tendenza favorevole al centrodestra, non sono concordi nelle valutazioni sui singoli partiti e sulle ipotesi di coalizioni. E questo avviene non certo per carenze tecniche delle società che svolgono queste analisi. Tutt’altro. E’ proprio perchè si tratta di ricerche condotte con rigore che emergono divergenze. Il motivo è che il 41% degli elettori non sa se andrà a votare ed è indeciso sul partito o coalizione da scegliere.
Condurre indagini di opinione in questo contesto può portare a risultati non omogenei. Ovviamente gli orientamenti elettorali diventeranno più definiti mano a mano che i partiti presenteranno le liste, i candidati, le coalizioni. Ma la parola finale dovrebbe spettare ai programmi.
E qui veniamo al vero nodo della campagna elettorale. Diciamo la verità da tempo i cittadini sono delusi dai partiti nel loro complesso e dai libri di sogni con cui viene carpito il loro consenso.
Nelle elezioni del 2013 e soprattutto in quelle del 2018 la delusione e il gran rifiuto della politica tradizionale si è tradotto in una forte avanzata delle forze populiste e demagogiche. Ne sono scaturite due legislature piuttosto convulse durante le quali i partiti hanno continuato a dividersi al loro interno, poco o nulla è stato realizzato di quello che era stato promesso dai vincitori e il solco tra governanti e governati si è approfondito.
L’offerta politica non è stata all’altezza delle esigenze dei cittadini che confusi, disorientati e disillusi disertano le urne. E’ un fenomeno pericoloso per la democrazia che deve essere affrontato con serietà. La politica deve riconquistare dignità, credibilità e autorevolezza se vuole sconfiggere il partito del non-voto che sembra essere il primo partito in vista delle prossime elezioni.
Per ridare fiducia ai cittadini servono alleanze chiare e non continui cambiamenti di casacca e di maggioranze. Ma servono soprattutto poche proposte chiare su cui i partiti e le coalizioni devono presentarsi agli elettori.
La condizione essenziale perchè questo avvenga è che chi fa proposte indichi anche con precisione i costi per realizzarle, dove andranno reperite le risorse e i tempi di realizzazione. Solo così potrà essere chiaro l’impegno che in caso di vittoria dovrà essere rispettato. Pena una bocciatura di quella politica chiacchierona e bugiarda di cui la nostra pazienza è ormai satura.