Trecento nuovi alberi, tra lecci, querce, corbezzoli, sono stati messi a dimora nel Parco Nazionale del Vesuvio, grazie a Legambiente. Una giornata storica per tutti gli amanti della Natura che abitano alle pendici del Vulcano più amato e temuto al mondo.
Finalmente è stata risanata la ferita inferta dall’incendio boschivo del 2017 che ha attraversato oltre tremila ettari del parco nazionale. Si è trattato di un piccolo ma significativo gesto di riconciliazione tra gli uomini e la Montagna, offesa dalle costruzioni abusive, dagli sversamenti di rifiuti (che, nonostante tutto, proseguono) e dal fuoco che ha inferto un duro colpo agli ecosistemi.
All’evento, che si è svolto nella Riserva forestale di protezione Tirone – Alto Vesuvio, hanno preso parte, tra gli altri, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente; Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania; Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette Biodiversità di Legambiente; Agostino Casillo, presidente Parco Nazionale del Vesuvio; Stefano Donati, direttore Parco Nazionale del Vesuvio; Raffaele De Luca, sindaco di Trecase, rappresentanti del Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Caserta e Salvatore Faugno, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha redatto il progetto esecutivo.
Il progetto di forestazione è stato realizzato in collaborazione Un albero per il clima #ChangeClimateChange.
I promotori vogliono far arrivare a tutti un messaggio chiaro: se non ci rimbocchiamo le maniche per mitigare gli effetti della crisi climatica, salvaguardare e valorizzare la biodiversità, proteggere il suolo dal dissesto idrogeologico e migliorare la qualità dell’aria e della vivibilità delle aree urbane, la qualità della nostra vita peggiorerà sempre di più. Per fortuna, come ha osservato Papa Francesco nella Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune” “non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto. Sono capaci di guardare a sé stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà”.
L’auspicio è che le parole del Santo Padre facciano breccia nei cuori delle persone nate, cresciute e “pasciute” ai piedi del Gigante.