domenica, 22 Dicembre, 2024
Società

A maggio aumenta il disagio sociale nel Paese

Il Misery Index di Confcommercio, l’indice che misura il disagio sociale, continua ad aumentare rispetto al mese di aprile, sottolineando come la crisi energetica, la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi e la disoccupazione ne sono le cause maggiori.

“Come atteso, esauritisi gli effetti delle misure una tantum sugli energetici, l’area del disagio sociale è tornata a crescere – sottolinea l’associazione di categoria -. I moderati miglioramenti rilevati sul versante della disoccupazione non riescono a compensare le decise accelerazioni che si registrano sul versante dei prezzi. Questa tendenza, sulla base delle prime stime relative alle dinamiche inflazionistiche nel mese di giugno, non sembra destinata a esaurirsi nel breve periodo. I rischi di riflessi negativi, nei prossimi mesi, sui comportamenti delle famiglie, sulle possibilità di recupero dell’economia e sul mercato del lavoro, che già mostra segnali d’indebolimento, diventano sempre più concreti, con un conseguente ampliamento dell’area del disagio sociale”.

A maggio 2022 il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato all’8,1%, in ridimensionamento di due decimi rispetto ad aprile. Il dato è sintesi di una riduzione degli occupati (-49mila unità su aprile) e del numero di persone in cerca di lavoro (-44mila unità in termini congiunturali). A questa evoluzione si è associata, per il secondo mese consecutivo, una crescita degli inattivi (+48mila unità su aprile, concentrati prevalentemente nella classe 25-34 anni). Nello stesso mese le ore autorizzate di CIG sono state oltre 37,2 milioni, a cui si sommano circa 17,5 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a 90mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari al 9,2%, in moderato ridimensionamento su aprile.

A maggio i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione tendenziale del 6,7% (il dato più alto degli ultimi venticinque anni) in netta risalita rispetto al 5,8% di aprile, mese su cui avevano pesato le riduzioni delle accise sui carburanti.

I primi dati di giugno indicano come la tendenza all’incremento dei prezzi non si sia ancora arrestata, coinvolgendo in misura di rilievo proprio i beni ed i servizi acquistati con maggior frequenza dalle famiglie, paniere che, peraltro, risulta difficilmente comprimibile. Si consolidano, pertanto, i timori di un ampliamento, nei prossimi mesi, dell’area del disagio sociale, anche alla luce di un possibile rallentamento della domanda di lavoro e di un ridimensionamento della domanda per consumi da parte delle famiglie.

Fonte foto: Imagoeconomica

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