Il riformismo è sempre stato un fenomeno molto complesso, oggi più che mai. Vederlo limitato al campo laburista è un errore.
C’è un riformismo liberale, sicuramente c’è un riformismo cattolico, a mio modo di vedere non è un ossimoro considerare un riformismo conservatore. Su queste pagine nel dicembre del 2021 avevo trattato il tema dei modelli di welfare e avevo evidenziato come all’iniziativa settecentesca del Movimento Operaio nei territori e intorno alle fabbriche del Regno Unito era seguita la risposta dei Conservatori … quella del welfare sociale, che si diffuse in Europa e in Germania, dopo l’unificazione di quel paese nel 1871 su iniziativa di Bismarck … L’esito fu organizzare, a bassi costi pubblici, la rete che consentiva di ottimizzare tutte le spinte solidaristiche e filantropiche che provenivano dalla Società.
Fu una risposta più che efficace, rispetto alla quale oggi dovremmo concederci una qualche riflessione. Sarebbe una bestemmia pensare che a fronte della crisi attuale del Welfare State uno dei terreni d’intervento in chiave riformatrice potrebbe essere recuperare e integrare elementi delle politiche conservatrici della vecchia Germania?
Siamo oggi ad un passaggio della storia del Paese e dell’Europa in cui le grandi questioni in gioco cambiano i confini di conflitto del passato.
Queste grandi questioni sono: salvezza dell’ambiente, governo dell’energia, una più avanzata giustizia sociale. Per questi viatici di grande riformismo mondiale è davvero possibile coltivare una grande politica di pace.
Questioni intorno alle quali va organizzato il meglio della società: da una parte sovranismo, populismo, improvvisazione demagogica, dall’altra dialogo largo fra chi vuole salvare il mondo. E non è divisione manichea fra buoni e cattivi, tutt’altro, credo debba trattarsi di matura consapevolezza delle poste in palio, come dimostra la deriva ambientalista del pianeta e il ritorno a logiche di guerra totale forse anticipabili con una più accorta e lungimirante politica di pace dei paesi occidentali e di un grande ruolo geo-politico dell’Unione Europea.
La stessa visione classista di matrice laburista e marxista può avere nuova declinazione ma soltanto nella coscienza che viviamo oggi una nuova realtà sociale e geo-politica, che quella novecentesca non c’è più, che serve dunque una nuova visione del mondo, nuovi progetti di governo, nuove politiche di alleanze.
Temi complessi che meriterebbero sedi opportune, ma i partiti politici non sembrano esserlo più e tempi sono stretti.
Le élites politiche devono trovare soluzioni adesso, nella consapevolezza che attendere il 2023 sarebbe troppo tardi.