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Chi vuole la pace, chi fa finta di volerla. A Mosca volano i corvi dell’atomica

domenica, 15 Maggio 2022
1 minuto di lettura

Il mix di sanzioni durissime e di forniture consistenti di armi ha avvicinato e non allontanato la pace. Senza queste due operazioni congiunte dell’Occidente, Putin avrebbe costretto l’Ucraina alla resa. Forse avrebbero brindato alcuni giornali italiani -che hanno uno strano senso della giustizia- e il sorriso sarebbe tornato sui visi inutilmente corrucciati di gettonati teatranti dei talk show tv.
La pace tra due contendenti si può fare solo quando non c’è eccessivo squilibrio tra le parti. L’Ucraina ha ricacciato i russi indietro da Kiev, da Kharkiv e ha avviato alcune forti controffensive che hanno riequilibrato le forze in campo. Il tutto è avvenuto per l’eroico coraggio del popolo e delle forze armate di Kiev ma anche perché sono arrivate -anche se con ritardi- armi adeguate a fronteggiare un nemico di serie A.

Nel frattempo a Mosca, si cominciano a fare due conti. Quelli veri: inflazione che viaggia verso il 20% e crollo del Pil introno al 15%. Una miscela esplosiva che nessuna propaganda potrà disinnescare.

Di fronte a questo scenario è stata l’Europa, Italia in primis, a concordare con gli Stati Uniti la necessitò di riaprire il dialogo con Putin. Biden si è mosso. Il capo del Pentagono ha chiamato il collega russo Shoigu, dopo 80 giorni di rifiuto di qualsiasi comunicazione da parte di Mosca con gli Usa.

Le pressioni per creare le condizioni di una trattativa di pace sono solo e tutte dell’Occidente, quello che il solito Lavrov accusa delle peggiori nefandezze. Da Mosca invece nessun segnale di resipiscenza.
Putin continua a rifiutarsi di guardare in faccia la realtà e non capisce che perfino nelle sue forze armate serpeggia un malcontento crescente verso una guerra sbagliata, gestita male e non sentita da chi sta in prima linea, alcuni generali inclusi.

Sicché, sopra le guglie dorate del Cremlino volano i corvi che ipotizzano un attacco atomico, magari su Kiev, non si sa con quale ipotizzato risultato, se non la morte di decine di migliaia di persone e una inevitabile escalation che potrebbe scatenare un conflitto mondiale. È questo che vuole Putin? È questo che vogliono i suoi simpatizzanti in Occidente? È questo lo scenario che fa dormire sonni tranquilli a Xi Jinping?

A volte anche le ipotesi più folli possono concretizzarsi.

Per questo, chi vuole davvero la pace deve ora fare ogni tipo di pressione non sugli Stati Uniti ma su Mosca, e su Putin personalmente, per scongiurare una immane tragedia.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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