Il distanziamento sociale imposto dal Covid ha trasformato la vita quotidiana e scolastica dei ragazzi, cambiando gli equilibri e costringendo a grandi rinunce. La quasi totalità degli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado (98,7%, pari a oltre 4,22 milioni) ha, infatti, affrontato periodi di didattica a distanza, ma secondo i dati dell’Istat, il 67,7% preferisce le lezioni in presenza.
L’80% dei ragazzi italiani ha potuto seguire sin da subito e con continuità la didattica a distanza nel periodo compreso tra marzo e giugno del 2020. Tra gli stranieri la percentuale di chi ha potuto essere costante nella frequenza delle lezioni online scende, invece, al 71,4%. I ragazzi stranieri hanno utilizzato in misura minore rispetto ai loro coetanei italiani il Pc per seguire la DAD: la quota è del 72,1% contro l’85,3% degli italiani; di conseguenza gli alunni stranieri hanno fatto maggiormente ricorso al cellulare per seguire le lezioni (64,3% contro 53,7%). Considerando coloro che hanno utilizzato un solo strumento, l’uso esclusivo dello smartphone ha riguardato il 16,8% dei ragazzi stranieri contro il 6,8% degli italiani.
Svantaggiati rispetto agli strumenti per la didattica a distanza sembrano anche gli studenti del Mezzogiorno rispetto a quelli del Centro-nord. Nel Sud e nelle Isole la quota di coloro che si sono collegati utilizzando tra gli strumenti anche il Pc è dell’80,1% contro l’84,8% del Centro, l’85,8% del Nord-ovest e l’89,9% del Nord-est. Non tutti i ragazzi possono disporre nella propria abitazione di una connessione internet stabile: il 50,9% dichiara problemi contro il 43,3% che afferma di averne una ottima. In questo caso non si evidenziano particolari differenze tra ragazzi italiani e stranieri e anche le differenze territoriali risultano contenute.
Nonostante i giovanissimi facciano ampiamente ricorso a internet per numerose attività, la didattica a distanza non ha convinto la larga maggioranza degli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado. il 67,7% preferisce la didattica in presenza, il 20,4% ritiene uguali le due tipologie di didattica e solo l’11,9% predilige la didattica a distanza. Emerge una lieve differenza di genere: sono le ragazze a sostenere di più la didattica in presenza (69,5%) rispetto ai ragazzi (66,1%).
Tra gli alunni stranieri è anche opinione più diffusa che la didattica a distanza abbia influenzato negativamente i voti dell’anno scolastico 2020/2021 (34,2% degli stranieri contro 25,7% degli italiani). Il 70,2% degli alunni trova inoltre più faticoso seguire le lezioni a distanza, con differenze contenute tra italiani e stranieri. La diminuita possibilità di interagire con i compagni durante il periodo di didattica a distanza ha fatto avvertire molto o abbastanza la mancanza di questo contatto. Il contatto diretto con i docenti è mancato di meno rispetto a quello con i pari, anche se comunque una larga parte degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado lo ha avvertito: il 70,0% degli italiani e il 65,4% degli stranieri. Rispetto ai momenti di condivisione a scuola quello che è mancato di più a tutti sono le gite scolastiche (indicate dal 55,4%), seguite dalla ricreazione (20,0%) e dai lavori di gruppo (13,1%). La diminuzione delle relazioni dirette è stata compensata da un sensibile aumento dei contatti virtuali attraverso l’utilizzo di chat/socialnetwork.
Rispetto a prima della pandemia, l’utilizzo delle chat/social network è aumentato per il 69,9% degli alunni italiani e per il 64,1% degli stranieri. Anche le chiamate telefoniche e le videochiamate sono notevolmente aumentate con il distanziamento sociale. La loro frequenza è aumentata per il 65,7% dei ragazzi italiani e per il 53,3% per gli stranieri. Sono molte le attività di svago che sono mancate agli alunni delle scuole secondarie durante il periodo di distanziamento sociale. A pochissimi non è mancato nulla (2,5% degli italiani e 6,6% degli stranieri). Viaggiare è l’attività che è mancata di più agli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado (51%), seguita dalla libertà di uscire (49%), dalla frequentazione di “feste, cene e aperitivi” (48%).