giovedì, 14 Novembre, 2024
Cuisine Moderne

Dolci pasquali? Non solo colombe

La bellezza del nostro paese è la varietà!

Siamo il paese che conta più vitigni, più cultivar olivicoli, più formaggi e potremo andare avanti così in un lungo elenco.

Quello che avviene nel periodo pasquale però è davvero avvincente.

La varietà di dolci e dolcetti, pani e affini è molteplice e ognuno di essi ha una sua simbologia, una sua tradizione e molto spesso una “forma” che avoca qualcosa.

Oggi infatti mi sono domandata quanti e quali fossero le preparazioni pasquali italiane che hanno forme antropomorfe o di animali. Una interessante tradizione che affonda le sue radici nella nostra cultura agropastorale, vede nell’uovo il simbolo principe di passaggio a nuovo vita e rinascita.

La pupa e il cavallo

Dolci di tradizione abruzzese, che dall’800 si regalavano per le feste di finanziamento dei futuri sposi, a Pasqua adesso vengono preparati da regalare in famiglia: la pupa alle bambine e il cavallo ai maschietti. Il giorno di Pasqua si spezzano per essere mangiati, rievocando il gesto dell’ultima cena di Gesù, quando spezzo il pane.

La pupa tipicamente simbolo di abbondanza e fertilità porta un uovo al centro della sagoma, lo stesso per il cavallo, ma oltre a questo la “forma” della pupa richiama anche il simbolo del vaso di rame con cui le donne anticamente andavano a prendere l’acqua.

L’agnello di pasta di mandorle

L’agnello è il simbolo della Pasqua per eccellenza, l’ “Agnello di Dio”, il simbolo dell’estremo sacrificio e dell’innocenza.

In Puglia viene realizzato questo dolce con le mandorle che ha la forma di agnellino, l’invenzione viene attribuita alle suore del monastero benedettino di San Giovanni Evangelista di Lecce.

Altrettanto noto è quello siciliano di Favara ad Agrigento. Questa è una versione al pistacchio con copertura alla mandorle, anche qui l’invenzione è sempre di origine ecclesiastica, attribuita alle suore del Collegio di Maria del quartiere Batia di Favara, nell’800.

Cuddura

Dolce diffuso in tutto il meridione, con nomi e varianti diverse.

La cuddura cull’ova è siciliana, le scarcelle sono pugliesi, si tratta di un impasto dolce in cui viene inserito un uovo. Questo dolce può essere realizzato a forma di corona, cestino o campanile, ma anche a forma di colombine o coniglietti. Sono degli impasti dolci che si prestano ad essere tagliati e formati con tutti i simboli più noti di questa festività. Il coniglio ma più la lepre, è un emblema cristiano di fertilità per la sua facilità riproduttiva, rappresenta anche l’abbondanza.

Le Pardulas

In Sardegna a Pasqua si realizzano dei piccolo dolcetti a forma di coroncine, sono ripiene di formaggio, si può aggiungere pecorino, zafferano e limone, sono dolci che vengono avvolti in uno strato di pasta di semola. Qui le origini sono molto più antiche perché sembra che risalgano ai romani o ai grechi. La simbologia di questi dolcetti “panciuti” si lega alla Pasqua perché sono un simbolo di rinascita. Infatti sembra che rappresentino il ventre di una donna in dolce attesa, che custodisce anche l’anima della Sardegna, ovvero la ricchezza dei suoi formaggi e il ricercato zafferano.

La colomba

La colomba, è un altro simbolo fondamentale nella Pasqua: purezza, pace, soprattutto rinascita nella stagione primaverile. Non a caso anche il noto dolce lievitato meneghino assume questa sembianza. Qui le origini sono lombarde del 600, sembra che il re longobardo Alboino durante l’assedio di Pavia ricevette in offerta, in segno di pace, un pane dolce dalle sembianze di una colomba. Di qui in poi la storia è meno tradizionale e più commerciale però… Sembra infatti che venne “rispolverato” nel ‘900 dalla Motta, che per usare i macchinari del panettone anche fuori dal periodo natalizio iniziò una produzione primaverile che ebbe poi molto successo e fu emulata da tutte le altre aziende dolciarie.

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