Nella settimana appena trascorsa la Cina è stata, senza dubbio, la grande protagonista dei mercati.
Dopo un paio di sedute particolarmente difficili, l’intervento di Liu He, vicepremier per gli affari economici, vicino a Xi Jinping, rasserena gli investitori sulla volontà di aiutare il settore immobiliare e non imbrigliare troppo le grandi piattaforme tecnologiche come Alibaba e Tencent.
Il “Whatever it takes” cinese?
Il 16 marzo il vicepremier Liu He ha annunciato quello che è stato letto dai mercati come il “whatever it takes cinese”. Emblematico il comportamento dell’indice Hang Seng China Enterprises, che tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana ha registrato un balzo del 13%, il balzo più portentoso dalla crisi globale che ha risollevato proprio immobiliare e tecnologico , i settori precedentemente più venduti.
Il vicepremier ha promesso che il governo “rilancerà l’economia nel primo trimestre, stabilizzerà il mercato azionario e sosterrà la quotazione dei titoli all’estero, ha scritto la Xinhua, l’agenzia di Stato. Questo fatto getta un filo di luce sulle società cinesi quotate a Wall Street (gli Adr), che hanno mandato in rosso il Nasdaq dal momento che gli Usa hanno minacciato la Cina di delistarle se quest’ultima vende armi ai russi.
Liu He parlando della stretta del governo sul settore tech, ha voluto rassicurare i mercati, spiegando che il partito comunista “cercherà di risolvere i problemi che hanno afflitto il mercato, in particolare le preoccupazioni per la repressione tecnologica di Pechino”, dicendo che gli sforzi per “rettificare le società delle piattaforme internet dovrebbero essere completati il prima possibile”.
Come riportato da Class. la Banca centrale cinese e l’Autorità di regolamentazione sulle banche e assicurazioni si sono impegnate a garantire stabilità al mercato dei capitali, con una politica monetaria “proattiva nel primo trimestre quando i nuovi prestiti cresceranno in modo appropriato”. Una mossa coordinata che sottolinea la determinazione delle autorità a tenere la barra diritta sul sostegno all’economia. La difficoltà del sistema immobiliare e il lockdown di due fra le più importanti aree industriali e finanziarie del Paese, Shenzhen e Shanghai, avevano messo in allerta i mercati. Oltre alle tensioni fra Usa e Cina sulla vicinanza politica di quest’ultima alla Russia. Situazioni che sembrano essere alle spalle grazie all’apertura e alle rassicurazioni del Governo e della Banca Centrale.
La visione degli investitori istituzionali
Il governo cinese annuncia un rallentamento, con il Pil al +5,5% nel 2022. La Cina quindi frena, la secondo la maggior parte dei gestori, questo dato era già “prezzato” dai mercati.
Come riportato da FocusRisparmio, Filippo Fasulo, co-direttore dell’Osservatorio Geoconomia di ISPI, è vero che il Presidente cinese ha indicato un 5,5%, target più basso di sempre, che però “se rispettato, porterebbe la Cina alla crescita più lenta da decenni, ma allo stesso tempo superiore alle stime fatte per il 2022 dagli analisti”.
E ancora Lorenzo Alfieri, country head Italia di J.P. Morgan “I trend sono interessanti e prevediamo che nei prossimi 10 anni la Cina cresceraà tra il 4 e il 5% all’anno. Robotica e Michrochip saranno solo alcuni dei settori che si faranno spazio.”
Secondo Shao-Ping Guan, Head of the China Equity and Lead Portfolio Manager di Goldman Sachs Asset Management “ci spettiamo che nel 2022i policymaker cinesi, si focalizzino sulla stabilità della crescita secondo il concetto di prosperità comune, progettando un soft landing nel settore immobiliare e adottando una politica monetaria più espansiva”.