Ormai è diventato un bollettino settimanale, non c’è mese che l’Aifa (Agenzia Italiana per il Farmaco) non segnali la pericolosità di alcuni farmaci che in qualche caso sono in vendita anche da molti anni.
Ultimo in ordine cronologico è il ritiro dal mercato della Ranitidina, farmaco capostipite di tanti altri farmaci detti gastroprotettori che hanno salvato dal letto del chirurgo moltissimi pazienti ulcerosi.
Viene lecito domandarsi, come mai? È possibile che un farmaco dopo circa 30 anni che è sul mercato solo oggi ne viene scoperta la potenziale teratogenità?
A questo punto è necessario precisare che un farmaco è costituito da un principio attivo e da vari componenti detti eccipienti che sono utili per l’assorbimento e il trasporto del composto nel corpo la’ dove dovrà svolgere la sua funzione terapeutica.
In verità molte segnalazioni di pericolosità si sono avute usando farmaci generici e qualche volta anche utilizzando farmaci di marca, i cosiddetti brand.
In Italia purtroppo con l’arrivo di moltissime industrie produttrici di farmaci generici, avvenuto senza i dovuti controlli e in particolare, da quando anche le industrie più rinomate hanno permesso la produzione di alcuni loro farmaci in paesi sperduti del mondo: Cina, India ecc. ecc. Si è visto che non era il principio attivo il responsabile delle manifestazioni di intolleranza ma che erano gli eccipienti scadenti che venivano usati e che in qualche caso, come è avvenuto nei giorni scorsi per la Ranitidina si è visto che erano addirittura potenzialmente cancerogeni.
Quando per fortuna, usando questi farmaci, si ha solo una reazione allergica, rimane comunque il dubbio: è il composto chimico o sono gli eccipienti i responsabili? in ogni caso purtroppo, quella molecola nessun medico si azzarderà più a prescriverla in futuro.
Cosa fare a questo punto? Non ci resta che sperare che l’Aifa svolga un più attento controllo sui farmaci generici e anche su quelli di marca provenienti da quelle nazioni dove i sistemi di produzione lasciano molto a desiderare.
In conclusione: curarsi si, avvelenarsi no.