“Due anni di pandemia purtroppo hanno devastato completamente le attività professionali dei medici e dei sanitari in generale. Purtroppo tanti morti e centinaia di migliaia di contagiati. Questa é stata la ciliegina sulla torta rispetto a un contesto che vede un grande affanno dei sanitari in Italia da oltre dieci anni”. Così il presidente di CIMO FESMED, Guido Quici, a margine della seconda Giornata nazionale del personale sanitario organizzata dalla Fnomceo.
“Lo dimostra un sondaggio che abbiamo fatto di recente dove si evidenzia che lo stress elevatissimo, che i colleghi vogliono andare all’estero in pensione o lavorare nel privato. Solo il 28% rimane a lavorare in strutture pubbliche, é deluso nelle proprie aspettative professionali e di carriera e si é trovato solo ad affrontare questo virus É emerso dal sondaggio che il 60% ha avuto la collaborazione dei colleghi, poi il supporto della famigli a e degli amici. L’8% ha dichiarato di essersi visto da solo e soltanto il 5% ha sentito vicine le istituzioni. É un momento di svolta. O si dà impulso alla professione medica una volta per tutte o la sanità pubblica purtroppo fa una brutta fine e andrà in mano alle cooperative e alle strutture private”, ha aggiunto. “Non sono molto ottimista.
Il Governo ci dovrebbe ascoltare. Se ci ascoltano gli diciamo tecnicamente di cosa c’è bisogno e su quello fa le proprie scelte.
Se invece in un contesto come quello del PNRR si parla di riforme, tecnologie e si strutture ma non di professionisti, significa che probabilmente i professionisti sono considerati solo pedine da spostare da un posto all’altro, da un distretto a un altro, senza un progetto complessivo e questo non ci dà quella spinta motivazionale che già é persa ma vorremmo tanto recuperare”, ha concluso Quici.