“La sanità che c’è”. Questo il filo conduttore delle due giornate in Basilicata e Puglia del 2^ Congresso nazionale itinerante della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, gli oltre 456mila infermieri presenti in Italia. La sfida del PNRR, hanno detto a Melfi il vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata, Vincenzo Baldassarre e la consigliera regionale Dina Sileo, è “creare la rete delle reti” e in Basilicata questo è realtà anche grazie alla legge – di cui Sileo è prima firmataria – , tra le prime organiche del Paese, che istituisce l’infermiere di famiglia e comunità.
“La particolare conformazione del territorio – ha detto il consigliere regionale e past presidente della Basilicata, Marcello Pittella – favorirà il moltiplicarsi di progetti innovativi come quelli premiati a Melfi dalla FNOPI. Il PNRR è una grande opportunità, ma può essere anche la nostra tomba se non riusciremo a mettere a disposizione del sistema le nostre migliori menti e gli infermieri sono sicuramente un passo avanti nell’accettare questa sfida sul territorio uscendo da una logica che ha visto troppo spesso solo gli ospedali al centro del dibattito pubblico”.
“E’ necessario dare certezze a chi ha dato se stesso per assistere e aiutare i cittadini”, ha detto a Foggia Rocco Palese, assessore alla sanità della Puglia. “Non si può essere eroi per un giorno e poi essere messi da parte – ha proseguito – e bisogna dare certezze di stabilizzazione professionale, di coinvolgimento a pieno titolo nelle nuove strutture del PNRR, di centralità del territorio e in questo gli infermieri sono protagonisti prioritari”. Su questi binari anche l’intervento del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha sottolineato l’attività della Regione nel gestire i concorsi e realizzare nuove assunzioni proprio di infermieri, per fare in modo che la Regione sia all’avanguardia e sia soprattutto all’altezza dei bisogni di salute dei cittadini. “Basta slogan per raccogliere like o qualche voto, al primo poste deve esserci la cura e l’assistenza delle persone”, ha commentato la presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, Barbara Mangiacavalli.
Per Mangiacavalli è necessario un cambio di paradigma, e che proprio prendendo spunto dal PNRR, tutti gli attori siano coinvolti, ma insieme e non uno ad uno, in una sinergia davvero multiprofessionale che è l’unico modello che può avere successo.
In particolare “l’infermiere che nasce con il PNRR – ha detto -, e che tuttavia è già quello che opera oggi nei servizi sanitari e al quale le evidenze della pandemia hanno dato massima visibilità, è un infermiere formato ad hoc, specialista per aree di competenza, che si occupa del coordinamento dei servizi, ma anche della gestione e del monitoraggio dell’assistenza alla persona. La politica e il Governo devono capire che è necessario dare vera dignità a una professione che finora ha dato tutto mettendo da parte la sua “normale straordinarietà” al fianco del cittadino per lavorare in costante emergenza, ammalarsi più e peggio di ogni altra categoria, rinunciare a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita.
Lo abbiamo scritto in una lettera aperta indirizzata a Giverno, Parlamento e Regioni e il concetto è alla base degli Stati generali della professione che abbiamo aperto di recente. Carenze, specializzazioni, carriera, retribuzioni:
coaguleremo una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni e siamo pronti a far sì che gli oltre 456mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto. Con l’etica che da sempre ci contraddistingue, ma con l’esasperazione che ormai ci investe”.
Barbara Mangiacavalli, a proposito dell’impegno oltre ogni limite degli infermieri dovuto al mix tra carenza e pandemia, ha ricordato anche le ‘vittime della strada’, un elenco di morti parallele quelle del Covid degli infermieri – di cui due proprio in Puglia nelle ultime settimane, ma ce ne sono purtroppo altri in Italia e soprattutto al Sud negli ultimi mesi – che hanno perso la vita non per il virus, ma in incidenti stradali legati anche alla stanchezza di due o più turni di lavoro consecutivi per garantire assistenza e cure alle persone durante la pandemia.