Per il bene del Paese. E, senza azzardo, per molto altro. Insomma, non proprio una competizione elettorale a caccia dell’ultimo voto neanche fossero bandierine. Il tema da sbandierare ai quattro venti, piuttosto, è quello dell’urgente transizione ecologica.
Eppure, come se non bastasse una pandemia da cui usciamo malconci, adesso sono i venti di guerra a tenere col fiato sospeso un’economia che sembra non riesca ad andare al di lá dei rimbalzi fisiologici balbettando sul futuro semplice. Nonostante debba essere evidente ai più che viaggiare come si è fatto finora non sia più sostenibile se il 90% delle economie globali si è impegnato sull’obiettivo emissioni zero entro il 2050.
Decarbonizzare: quanto costa?
Tuttavia, tra il dire e il fare c’è uno scalone non di poco conto. Per intenderci: un sistema economico costruito in un paio di secoli necessita di essere ricostruito in 30 anni, piú o meno, con un tagliando da staccare in meno di dieci anni nel 2030.
Il conto in cassa ammonta a miliardi di miliardi da spendere ogni anno per i prossimi decenni, per la precisione 9,2 trilioni di dollari di cui 5,7 vanno a ridurre l’impatto di energie fossili. Restano da spenderne 3,5 sulle energie alternative per evitare che il riscaldamento globale superi il grado e mezzo.
Per avere un’idea, spiegano i ricercatori di McKinsey autori di un fresco rapporto sul tema, si tratta dell’equivalente della metà degli utili macinati da tutte le aziende nel 2020, oppure se si preferisce quale ordine di grandezza il 25% di tutte le entrate fiscali o il 7% della spesa complessiva delle famiglie.
Lo sforzo avrebbe un ulteriore impatto anche sul quotidiano delle nostre vite, almeno inizialmente. Auto nuove e a impatto zero, per esempio, riscaldamento domestico, dieta, consumi che preferiscano soluzioni decarbonizzate. E via dicendo.
Unire le forze
Si tratta di una sfida epica, che può realizzarsi solo con un reale coordinamento globale. Come rilevò Papa Francesco nella sua Laudato si, correva l’anno 2015, “l’interdipendenza ci obbliga a pensare a un mondo con un piano comune”.
Anche perché passare dal vecchio sistema al nuovo costerebbe 185 milioni di posti di lavoro, mentre con una transizione ordinata ne verrebbero creati 200 milioni, secondo i dati dello studio The net-zero transition: What it would cost, what it could bring, ovvero un saldo positivo di 15 milioni di nuovi posti di lavoro.
Per ridisegnare il mondo attorno all’uomo e per l’uomo, ovvero in chiave sostenibile e inclusiva, occorre dunque che la politica rientri in grande stile dal portone principale. Saprà raccogliere l’invito?