Un braccialetto con un nodo blu: è questo il simbolo della lotta delle scuole italiane nella sesta Giornata Nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, istituita dal MIUR nel 2017, per ricordare come questi due fenomeni continuino a essere pesantemente presenti nella vita quotidiana di ragazzi e ragazze in Italia. Con le restrizioni che ha portato il Covid-19, tra lockdown e didattica a distanza, la tendenza a criticare e umiliare l’altro con ingiurie, molestie, aggressioni e pressioni psicologiche non hanno cessato, anzi si sono organizzate anche in rete. L’associazione umanitaria internazionale Terre des Hommes ha raccolto timori e opinioni di oltre 8.000 adolescenti italiani su violenza, discriminazioni, stereotipi di genere che confermano come i due fenomeni rimangano una delle minacce più temute dai ragazzi.
Un adolescente su due vittima di bullismo
I dati Istat del 2020 rivelano che più del 50% dei 1.687 intervistati sono stati vittima di un episodio offensivo, non rispettoso e violento. Il 19,8% dichiara di aver subito azioni di bullismo una o più volte al mese e circa la metà (9,1%) ripetutamente nella stessa settimana. Il bullismo può essere “diretto”, con comportamenti prepotenti visibili come picchiare, spintonare, danneggiare oggetti della vittima, minacciare, offendere e umiliare o “indiretto”, meno visibile, ma non meno pericoloso. Tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola attraverso pettegolezzi e calunnie. Il principale luogo in cui i ragazzi e le ragazze subiscono episodi di bullismo è a scuola.
I giovani non si sentono al sicuro in rete
Le giovani generazioni sono consapevoli dei pericoli del web: 7 su 10 degli intervistati (68,8%) dall’”Osservatorio indifesa” di Terre des Hommes nel 2020 dichiarano di non sentirsi al sicuro quando navigano in rete. I rischi più temuti sono il “revenge porn” (60%), seguito dal furto d’identità (40,6%) e dallo stalking (35%). È di fondamentale importanza saper riconoscere le molteplici forme di cyberbullismo, suddivisibili in 8 macro categorie: il “flaming”, messaggi offensivi inviati spesso su forum di discussione; l’”harassment” che consiste nell’invio in maniera ossessiva e ripetuta di messaggi contenenti insulti; il “put-down”, la denigrazione della persona attraverso sms, mail e post; la “masquerade” ossia rubare l’identità della vittima con l’obiettivo di pubblicare a suo nome contenuti volgari; l’“exposure”,la pubblicazione d’informazioni private della vittima; il “tickery”, che consiste nel conquistare la fiducia della vittima al fine di rendere pubbliche informazioni private o imbarazzanti; l’“exclusion”, finalizzato ad escludere una persona da un gruppo online per ferirla; il “cyberstalking”, caratterizzato da molestie, persecuzioni e minacce per impaurire la vittima; l’happy slapping”, molestare fisicamente la vittima riprendendo l’aggressione per, poi, pubblicarla sul web.
l’Italia è stato il primo Paese in Europa che ha cercato di contrastare questo fenomeno definendolo giuridicamente, con la Legge 71/2017.