Caro Direttore,
chiedo ospitalità su La Discussione per alcune mie considerazioni e un appello a papa Francesco.
La doppia verità è materia di cui m’intendo, lo preciso perché non sempre chi scrive ha conoscenza approfondita della materia del suo cimento. Io questa materia la conosco per più di una ragione: una prima ragione si colloca nella mia prolungata esperienza personale di ricercatore in ambito politologico, e la politica nella storia dell’umanità è frequentemente culla di doppia verità; una seconda è di carattere universale, il rapporto secolare fra Chiesa e ruolo della donna nella società e nella chiesa, rapporto all’ombra del quale va collocata la sfera emotiva e affettiva dei sacerdoti, fino alla derive criminali di pedofilia e abusi sessuali. È di ieri l’arresto, con sentenza passata in giudicato e condanna al carcere di cinque anni tre mesi, di Don Gaetano Incardona, anni 83, Arciprete del Duomo di Augusta (SR) per abusi sessuali nei confronti di una giovane.
Anni fa, prima che Papa Benedetto XVI si dimettesse dal sommo scranno, e prima che emergessero le accuse sulle sue decisioni inadeguate nei confronti del prete pedofilo Hullermann, avevo rivolto al predetto pontefice una severa missiva di cui assolutamente non mi pento. Essa aveva ad oggetto dichiarazioni pronunciate durante l’Angelus di domenica 9 agosto 2009, un’altra faccia della doppiezza chiesastica e di quel Papa. Ne riporto un breve passo:
“… Papa Benedetto XVI ha esternato ancora. Questa volta in materia di nazismo, ateismo e nichilismo. … Papa Ratzinger avrebbe azzardato un’allarmante nesso, addirittura un’equiparazione: nazismo uguale ateismo uguale nichilismo. … da chiedersi come sia possibile su un piano intellettuale, religioso e spirituale di tale eccellenza affermare che, per definizione e decreto, un ateo debba essere considerato nichilista e nazista, … lascio al buon senso del lettore il giudizio di merito … ma così commentò il teologo di fama Vito Mancuso: «Lascio (…) a Benedetto XVI la responsabilità storiografica dell’equiparazione tra nazismo, ateismo e nichilismo contemporaneo»”.
Oggi il rapporto universale con la Chiesa Cattolica e il Papa è assai diverso, e ho dichiarato più volte il mio amore di non credente per Papa Francesco, quindi sono ben distante oggi dalla mia posizione critica nei confronti del precedente pontefice, ed anzi a Papa Francesco rivolgo un affettuoso appello:
“Santità, non è la doppia verità fenomeno del Vostro pontificato, ma quando la Chiesa incontra il crimine ed è provata nel mondo la copertura ultradecennale di molte centinaia di migliaia di casi di pedofilia (innumerevoli i casi di abusi sessuali) occorrono risposte chiare e forti. Non si tratta di crimini ordinari, né di crimini finanziari o di potere, ma del più abietto dei crimini, la pedofilia, così tristemente diffuso negli ambienti clericali.
Abbiamo apprezzato le Vostre denunce pubbliche ma ci aspetteremmo, e uso il plurale senza indugio (certo d’interpretare un sentimento generale), che la Chiesa istituzione non solo denunciasse e pregasse ma mettesse mano concretamente ad un problema che morde la carne viva del secolo e lo facesse in chiave di giustizia, con esiti concreti.
Un altro tema, in materia di regole e costumi della Chiesa è logicamente e storicamente a monte del fenomeno “pedofilia”, mi riferisco alla vita affettiva e familiare di un sacerdote cattolico. Mentre un sacerdote protestante vive una sola verità, quella della possibile costituzione di una propria famiglia, centro degli affetti e nucleo primo della società, con tutte le proiezioni di natura esistenziale, sociale e religiosa, non sono pochi i sacerdoti cattolici che vivono doppie vite e doppie verità. Tutt’altro che improbabile un nesso fra vita affettiva opaca di alcuni sacerdoti cattolici e le derive depravate di chi commette crimini a sfondo sessuale sui minori.
Il Vostro pontificato, Papa Francesco, è una grande novità nella storia della Chiesa Cattolica, chiediamo dunque che si vada avanti, affermando tutta la verità, tutta l’intelligenza, e infine tutto il superamento di segretezza e omertà sui gravi fatti criminosi di pubblica notorietà”.
Maurizio Merlo