giovedì, 21 Novembre, 2024
Lavoro

Maxi piano per i Neet senza lavoro né formazione

Giovani2030. Inserimenti e corsi per 3 milioni disoccupati under 30

I giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), che hanno lasciato gli studi, non seguono corsi di formazione e non lavorano, hanno raggiunto in Italia la percentuale record del 15,7%. Sono oltre tre milioni di giovani che hanno raggiunto i 29 anni senza essere inseriti in un percorso di istruzione o formazione e nemmeno far parte del mercato del lavoro. 

Il 15.7% in Italia è  quasi doppio dell’8,6% della media UE e il più alto tra i 27 paesi dell’Unione europea, davanti a Bulgaria (14,7%) e Romania (14,7%).

Il piano del Governo

Si tratta di una forza lavoro che se inserita in progetti permetterebbe ai protagonisti di avere possibilità concrete di futuro e far fare un balzo straordinario alle attività produttive. Questi gli obiettivi del “Piano Neet” elaborato dal Governo, e siglato da un decreto congiunto Lavoro-Politiche giovanili, che punta a diminuire gli oltre tre milioni nella fascia di età 15-34 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. L’intervento

Punta a ridurre la loro inattività tramite degli interventi suddivisi in tre macro fasi: emersione, ingaggio e attivazione.

L’intervento di Draghi

Sul tema dei giovani e del loro mancato inserimento nel mondo del lavoro l’allora presidente della Bce, Mario Draghi, parlò di una “lost generation” ponendo l’accento su un forte intervento politico. Oggi l’Italia ha previsto un piano straordinario con “Garanzia Giovani rinforzata”, con l’attuazione di “Sportelli Giovani” nei Centri per l’impiego, una campagna informativa itinerante del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, un supporto informativo tramite il sito “GIOVANI2030”, programmi europei gestiti da ANG, il Piano nazionale pluriennale (2021-2027) sull’inclusione dei giovani con minori opportunità.

Il programma di sostegno prevede una rete di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti – Anpal, ministero del Lavoro, regioni e province autonome – per “fare sistema” ed essere in sinergia con il progetto Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol) che vede i Neet tra i beneficiari dei propri servizi e finanziamenti.

Da ricordare che durante la pandemia, gli effetti del lockdown sul mercato del lavoro, la presenza dei Neet è salita, con risvolti ancora più negativi, come ad esempio la diffusione lavoro sommerso, il cosiddetto “mismatch”, mancato incontro tra domanda e offerta lavoro, l’aumento di sussidi pubblici, le criticità nella transizione tra scuola e lavoro. Ai temi della formazione dei giovani e dell’emergenza educativa in Italia è dedicato il primo “Quaderno” della Fondazione Germozzi presieduta da Giulio Sapelli, con la prefazione di Marco Granelli e nel quale l’Ufficio Studi fi Confartigianato ha curato una ampia analisi degli indicatori del mercato del lavoro giovanile, tra cui anche la quota di Neet under 30. Tra l’altro i giovani inattivi rappresentano, in valore assoluto, un segmento consistente della popolazione giovanile, pari, nel 2020, a 1 milione 412 mila giovani under 30, saliti di 146 mila unità (+11,6%) rispetto al 2019.

I nuovi obiettivi

Nella legge di Bilancio 2022, è stato fatto un passo nella direzione della costruzione di queste reti, con lo stanziamento di fondi dedicati all’istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l’Impiego (CPI). Grazie a questi fondi, si creeranno Sportelli Giovani in tutti i Centri per l’impiego con competenze e professionalità specifiche per accogliere i giovani Neet e gestirne le eventuali situazioni di disagio sociale e psicologico. In questo modo tali figure, oltre ad accogliere i giovani, potranno indirizzarli in modo più efficace verso le risorse locali più adatte alla loro situazione e potranno fare rete con gli enti.

Il piano “GIOVANI2030”

Per dare appeal al programma e avvicinare i giovani è nata la piattaforma online GIOVANI2030 che ha l’obiettivo di diventare il punto unico di accesso per i giovani dai 14 ai 35 anni, a tutte le informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell’ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali, su tutto il territorio nazionale. In questo contesto l’Agenzia nazionale per i giovani (ANG) è impegnata nella predisposizione di un apposito Piano nazionale pluriennale 2021-2027 sull’Inclusione dei giovani con minori opportunità nei Programmi Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà che consentirà lo sviluppo di obiettivi strategici, indicatori, misure di monitoraggio e valutazione in termini di inclusione e diversità nel contesto nazionale.

Chi cerca lavoro

I Neet disoccupati, ossia quelli che cercano attivamente lavoro, sono più attenti alle dinamiche del mercato del lavoro sono più facilmente integrabili. Tuttavia, se la ricerca di un’occupazione si prolunga nel tempo cresce il rischio di transito all’area dell’inattività. I Neet disoccupati da 12 mesi o più sono 305mila e risiedono prevalentemente nelle regioni meridionali, dove maggiori sono le difficoltà nel trovare un lavoro. Nel Mezzogiorno, il 55,1% dei Neet disoccupati lo è da almeno 12 mesi, 40,3% nel Centro e 30% nel Nord.

Rischio e potenzialità

Il problema più grande per i Neet, non più inseriti in un percorso scolastico o formativo, è quello di restare inoccupati per un periodo molto lungo, determinando una condizione critica perché più difficilmente reversibile. La maggioranza dei Neet (62,5% nel 2020) è senza esperienze di lavoro, si tratta di circa un milione e 313 mila giovani. La mancanza di esperienze è particolarmente evidente nel Mezzogiorno e tra le donne. Peraltro, tra i Neet senza esperienze, più di sei su 10 hanno conseguito il titolo di studio da almeno tre anni, quota che sale all’87,3% tra chi ha al più un titolo secondario inferiore, ma scende al 53,7% tra chi possiede il diploma e al 18,8% tra chi ha un titolo terziario. Per il 40,3% dei Neet che hanno avuto almeno un’esperienza lavorativa, il tempo trascorso dall’ultimo lavoro è pari a 12 mesi o più. Questa incidenza è maggiore tra coloro che appartengono ai gruppi più vulnerabili: i residenti del Mezzogiorno (43,7% contro 36,5% dei residenti del Nord), le donne (47,6% contro 33,3% degli uomini), gli stranieri (47,7% contro 39% degli italiani) e tra coloro che hanno un basso livello di istruzione, il 45,6% contro 35,0% di chi possiede un titolo terziario.

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