Sfruttamento del lavoro e marginalità sociale sono ancora i tratti caratterizzanti la vita dei braccianti agricoli della Capitanata, a dispetto delle rassicurazioni che talvolta arrivano da parte di chi dovrebbe vigilare.
Ecco il motivo per il quale è molto importante diffondere i contenuti de “La cattiva stagione”, il rapporto sulle condizioni di vita e di lavoro dei braccianti nella Capitanata realizzato dai “Medici per i diritti umani” (Medu).
L’appuntamento è per domani (ore 10) nell’Auditorium di Santa Chiara a Foggia. Nel corso dell’estate, Medu ha esteso il progetto “Terragiusta” al territorio della Capitanata fornendo prima assistenza medica, orientamento socio-sanitario e supporto legale ai lavoratori agricoli stranieri impegnati nella raccolta.
Secondo gli estensori del Rapporto “grave sfruttamento lavorativo, marginalità sociale e abitativa, condizioni di vita estremamente precarie e sistematica violazione dei diritti umani permangono i tratti salienti di un territorio sofferente e complesso, dove oltre 7.000 migranti si ritrovano nella stagione estiva in cerca di un’occupazione”. “A ciò – proseguono – si sono aggiunti negli ultimi mesi i nefasti effetti del decreto sicurezza, gli ostacoli burocratici, gli sgomberi, i gravi e ripetuti episodi di violenza e xenofobia subiti nel territorio dai braccianti”.
Nel corso della conferenza stampa saranno presentati dal team di Medu e dall’associazione partner Idorenin i dati sulle condizioni di vita, di lavoro, sullo status legale e di salute raccolti dalla clinica mobile da giugno a settembre 2019. Criticità e proposte verranno discusse insieme al pubblico e agli ospiti istituzionali e del mondo associativo.
Medici per i Diritti Umani è un’organizzazione umanitaria indipendente e senza fini di lucro che nasce per iniziativa di un gruppo di medici, ostetriche e altri volontari impegnati in una missione sanitaria con le comunità indigene Kichwa delle Ande ecuadoriane. L’associazione si è costituita formalmente nel 2004 a Roma con l’obiettivo di curare e testimoniare, portare aiuto sanitario alle popolazioni più vulnerabili, e – a partire dalla pratica medica – denunciare le violazioni dei diritti umani e in particolare l’esclusione dall’accesso alle cure.