Il giornalismo, l’unico frontiera contro la disinformazione, è ancora una volta vittima, come i giornalisti che nel mondo sono in pericolo a causa del lavoro che svolgono.
Il bilancio annuale di Reporter sans frontières (RSF), pubblicato lo scorso dicembre, chiude con un drammatico incremento del 20% di giornalisti in detenzione arbitraria.
I numeri di Reporter sans frontières
Sono 488, di cui 60 donne, i giornalisti detenuti in tutto il mondo, altri 65 sono tenuti in ostaggio.
Diminuisce, invece, il numero di giornalisti uccisi: sono 46, il minimo in 20 anni. Bisogna, infatti, tornare al 2003 per trovare un anno con meno di 50 giornalisti uccisi. Ma nonostante questo calo, resta una media di quasi un giornalista a settimana ucciso per motivi di lavoro.
Secondo il rapporto il 65% è stato deliberatamente preso di mira ed eliminato.
Il considerevole aumento è dovuto principalmente alla situazione in Myanmar, Bielorussia e Cina. Un aumento che fa salire anche il numero di giornaliste in carcere; in testa la Cina, il più grande carceriere con 19 detenute.
«Il numero estremamente elevato di giornalisti in detenzione arbitraria è opera di tre regimi dittatoriali – ha dichiarato Christophe Deloire, segretario generale di RSF -. È un riflesso del rafforzamento del potere dittatoriale in tutto il mondo, un accumulo di crisi e la mancanza di scrupoli da parte di questi regimi. Potrebbe anche essere il risultato di nuove relazioni di potere geopolitico in cui i regimi autoritari non sono sottoposti a pressioni sufficienti per frenare le loro repressioni».
Soffre la libertà di stampa
Nel 2021 la libertà di stampa non gode di buona salute. La crisi sanitaria sembra essere diventata un pretesto per limitare i giornalisti nella loro attività di indagine e di divulgazione, soprattutto rispetto a temi delicati. Una tendenza di portata globale.
Il Nord Europa difende la libertà di stampa: al primo posto del World Press Freedom Index 2021 la Norvegia, seguita da Finlandia e Svezia.
E sono l’Europa e l’America i continenti meno avversi, anche se segnali di peggioramento si sono avuti anche qui. Sono aumentati gli attacchi e gli arresti abusivi contro i giornalisti, nello specifico in Germania (13°), Francia (34°), Italia (41°),
Medio Oriente / Nord Africa mantiene l’ultimo posto in classifica. Grossi cambiamenti non si sono verificati nemmeno in Europa Orientale e Asia Centrale che conservano il penultimo posto a livello regionale, a causa degli eventi in Bielorussia.
L’Africa risulta il continente più violento per i giornalisti: nell’Africa subsahariana RSF ha registrato tre volte più arresti e aggressioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
«Il giornalismo è il miglior vaccino contro la disinformazione – ha ricordato Deloire -. Purtroppo, la sua produzione e distribuzione sono troppo spesso bloccate da fattori politici, economici, tecnologici e, talvolta, persino culturali».
A questo stato di cose si aggiunge il crescente livello di sfiducia dell’opinione pubblica nei confronti dei giornalisti: il barometro dell’Edelman Trust 2021 segnala che il 59% degli intervistati in 28 Paesi ritiene che “i giornalisti cercano deliberatamente di fuorviare il pubblico riportando informazioni che sanno essere false”.